Alluvione, orari contraffatti per poter giustificare i ritardi

Il pm accusa tre dirigenti del Comune e Doria ora teme di rimanere senza tecnici. Vincenzi: "Se fosse vero morirei"

Che qualcosa fosse andato storto e che sei morti fossero un prezzo troppo alto lo si era intuito da subito. Ma ieri, a distanza di quasi un anno dall'alluvione che ha colpito Genova, gli inquirenti hanno fornito una ricostruzione sconvolgente di quel pomeriggio del 4 novembre 2011 in cui sei persone, tra cui due bambine, annegarono nelle acque limacciose del rio Fereggiano esondato. Così, la pioggia battente di ieri non è stata niente in confronto della bufera che è scatenata dentro gli uffici della Protezione Civile del Comune: una squadra di polizia giudiziaria della Procura ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico di Sandro Gambelli, dirigente del settore di Protezione Civile e pubblica incolumità. Nell'ambito dell'inchiesta risultano indagati anche un altro manager di Tursi, Pierpaolo Cha, e il direttore generale dell'area sicurezza e progetti speciali del Comune, Gianfranco Del Ponte. Tutti e tre sono indagati a vario titolo per reati di falso in concorso e calunnia in merito alla ricostruzione temporale dell’alluvione. Secon­do gli investigatori, quella rico­struzione non corrisponderebbe al vero: gli indagati avrebbero falsi­ficato un orario per giustificare la «limitata capacità di intervento». La tragedia si consumò in pochi minuti: quel giorno le scuole era­no state mantenute aperte, e, nel primo pomeriggio, a Marassi, sot­to la pioggia incessante il torrente Fereggiano si gonfiò e tracimò rompendo gli argini. Pochi istan­ti, e la strada si trasformò in un fiu­me in piena alto oltre un metro di altezza che spazzò via decine e de­cine di automobili e motorini, alla­gò androni e negozi. E uccise chi in quel momento si trovava per strada per recuperare i bambini a scuola. Ma in quel lasso di tempo e dopo, a tragedia consumata, cosa accadde veramente a Tursi? Se­condo la procura una parte delle carte relative all’esondazione del rio Fereggiano nel novembre del 2011«sono state taroccate».Ne so­no convint­i gli inquirenti che han­no indagato i tre dirigenti comuna­li della protezione civile di Genova per falso aggravato e calunnia in concorso. Secondo quanto appu­rato dalla polizia, i tre avrebbero falsificato il rapporto di un volonta­rio s­ullo stato di guardia del rio Fe­reggiano, che esondando causò i sei morti.Secondo le carte riporta­te d­ai tre nella relazione finale sul­l’alluvione, il volontario avrebbe affermato che il rio Fereggiano era sotto i livelli di guardia. Ma le inda­gini avrebbero invece portato gli inquirenti ad accertare che il vo­lontario in questione non si trova­va all’ora indicata sul rio, e che non avrebbe mai riferito quei dati. Dunque «il documento prodotto non è veritiero». Di qui le accuse.
Il sindaco di Genova, Marco Do­ria ha avuto la notizia al telefono dal suo dirigente: «Non so quali er­rori siano stati fatti, ma siamo di­sponibili a collaborare con la magi­stratura e attendiamo di sapere meglio quanto è accaduto», ha commentato. «Nello stesso tem­po- ha tenuto a precisare il sinda­co- non vorrei che si facesse pensa­re alla gente che, trovati in questa vicenda eventuali colpevoli, si ri­solve il problema dell’alluvione 2011. Non ci deve essere questa il­lusione: la tragedia che è avvenuta è stata provocata da una serie com­plessa di eventi».
Ieri mattina gli uffici comunali sono stati perquisiti dagli investi­gatori. «Ho parlato al telefono con un dirigente che mi ha detto di aver ricevuto un avviso di garan­zia, ma non ha saputo dirmi quali reati gli venissero contestati», ha detto il sindaco che si è detto an­che preoccupato di come gestire l’eventuale emergenza del mal­tempo previsto per questi giorni senza i responsabili della protezio­ne civile.
Rispetto ai tre dirigenti indaga­ti, uno dei quali si trova agli arresti domiciliari, «non vorrei - ha ag­giunto il sindaco- che si pensasse, a proposito di eventi alluvionali co­me quello dello scorso anno, che basta trovare due o tre colpevoli, senza i quali le cose non sarebbero accadute. Non voglio che si generi un clima per cui le persone indivi­duate come responsabili di deter­minati
reati vengono poi ritenute colpevoli di tutto».
Più preoccupata Marta Vincen­zi, sindaco durante l’alluvione, che visse in quei giorni il momen­to più terribile del suo mandato: «Non posso pensare che ci sia qual­cuno che abbia manipolato dati, ne morirei», ha commentato. «Non ho mai avuto la sensazione che qualche funzionario possa aver manomesso orari - ha poi ag­giunto l’ex sindaco - La sola idea
che qualcuno potesse avere in ma­no elementi tali da poter migliora­re l’intervento e non abbia agito e lo abbia nascosto e manipolato è talmente enorme che mi dà una sensazione drammatica.

Spero che questi passaggi possano esse­re accuratamente indagati. Il mio auspicio è che i dirigenti del Comu­ne possano dimostrare di essere stati in buona fede. Sarebbe im­pensabile altrimenti».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica