Amt, il nuovo piano per salvare l’azienda e il niet dei sindacati

Amt, il nuovo piano per salvare l’azienda e il niet dei sindacati

È pronto a scommettere l’amministratore delegato di Amt che riusciranno a trovare una strada equa e sostenibile sia per i lavoratori che per i sindacati. «Sono convinto che ci si renderà conto che il trasporto pubblico a Genova è essenziale e che con buona volontà da parte di tutti, troveremo una quadratura». A maggior ragione che il quadro nazionale è cambiato parecchio negli ultimi tempi e richiede uno sforzo collettivo per la «sopravvivenza». E questo piano di risanamento permetterebbe non solo di superare il 2012, ma di arrivare al 2014, anno della gara per il bacino unico, con un’azienda più forte. Quindi? «Quindi abbiamo proposto un piano molto attento per risanare i conti e allungare la vita di Amt di 3 anni - continua Paolo Cervetti -. Ho prospettato agli enti pubblici il reintegro delle risorse non disponibili per 10 milioni di euro. Contestualmente i lavoratori contribuiscono a ridurre i loro costi: gli autisti guideranno un po’ di più e il personale dello staff parteciperà a un programma solidaristico con una cassa integrazione a rotazione: un giorno di riposo in più a settimana al 50% dello stipendio. I sindacati hanno un documento riepilogativo su cui riflettere. Saranno loro a chiamarci per un incontro». E qui nascono i dolori perché per i sindacati invece si tratta di sacrifici «insostenibili». «Per 1.700 autisti è stato proposto un aumento della produttività del 12%, 40 minuti di lavoro in più al giorno, un mese in più all’anno», si legge in una nota congiunta della Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl dopo l’incontro di ieri.
«Questa posizione è insostenibile perché viola l’accordo del 7 giugno 2011 approvato dal consiglio comunale che diceva nessun chilometro in meno di servizio, non un centesimo in più delle tariffe e un taglio di 220 unità non rimpiazzabili - spiega Corrado Cavanna, segretario generale Filt-Cgil -.

Non si capisce perché qualche dirigente dell’azienda, quando il consiglio comunale è chiuso, si arroghi il diritto di fare un piano aziendale devastante. Mi pare di non poterlo accettare per doveroso rispetto degli accordi del consiglio prima che per ragioni sindacali».

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