Un anno di attesa per sapere se si soffre di «maculopatia», una grave malattia della retina che se trascurata può condurre alla cecità. Succede a Genova dove un anziano di Carignano, telefonando al Cup, si è visto prescrivere l'esame «Oct» (la tomografia a coerenza ottica), per il 18 marzo del 2014. «Io non ho chiesto un laboratorio particolare, magari vicino a casa, ma ho chiesto solo il primo appuntamento disponibile e me l'hanno dato al Padre Antero Micone di Sestri Ponente», dice. E continua: «Ovviamente non aspetterò così tanto e andrò privatamente, pagando la cifra di 140 euro. E telefonerò al Cup per disdire l'appuntamento dell'anno prossimo».
L'esame «Oct» è molto richiesto, soprattutto dopo una certa età, quando il rischio di maculopatia è del 25 per cento. Viene eseguito senza l'utilizzo di mezzi di contrasto, e permette, attraverso l'uso di una sonda laser ad infrarossi innocua, di ricostruire l'anatomia della retina nella regione maculare. Un computer trasforma poi le informazioni ottenute in un'immagine su schermo consentendo una sorta di esame istologico «in vivo» della retina senza effettuare alcun prelievo anatomico sul paziente.
«È un esame importante e da noi il Cup prenota appuntamenti tutti i giorni, anche a lunga scadenza, ma bisogna anche dire che se esiste l'urgenza noi siamo in grado di effettuarlo in 72 ore», smorza i toni Fabio Giacomelli, che dirige per la Asl 3 le unità di Oculistica di Villa Scassi e del padre Antero Micone di Sestri.
Secondo Giacomelli, tuttavia, il rischio di intasare il circuito delle prenotazioni esiste ed è legato a diversi motivi. Innanzitutto piace l'innocuità dell'esame, che non dà dolore, né mette a rischio pazienti di allergie ai mezzi di contrasto che in qualche caso si sono rivelate letali.
«Ma la prassi di prescrivere a sempre più pazienti quest'esame da parte dei miei colleghi oculisti non è corretto - spiega il medico - perché non è sempre indicato, molte richieste non sono appropriate, e dunque l'esame non sarebbe nemmeno da eseguire».
Non ultimo c'è il malcostume - che va pesantemente stigmatizzato - dei pazienti che pur avendo prenotato non si presentano alla data assegnata, perché magari hanno già fatto l'esame altrove, ma nemmeno telefonano al Cup o al reparto per avvisare che non andranno. «Per esempio nel febbraio dell'anno scorso su 156 prenotati ben 26 non si sono presentati - dice il dottor Giacomelli - e dunque hanno fatto perdere il posto ad altrettanti che volevano sottoporsi all'esame».
Per la tranquillità dei pazienti, comunque, va anche segnalato che il sistema delle richieste di indagini diagnostiche è fatto in modo che se il medico richiedente mette la lettera «P» la visita deve essere effettuata entro un mese, mentre la lettera «D» significa che la visita non è urgente, ovvero differibile. E ciò per rispondere in tempi celeri a chi ha davvero bisogno.
Il problema della lunghezza delle liste di attesa, comunque, esiste ed è evidentemente percepito come un cattivo funzionamento della sanità ligure. «Anche perché - segnala ancora il nostro lettore - mia moglie pochi mesi fa è stata visitata alla Asl da un'altra oculista che le ha consigliato l'esame Oct.
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