Calcio, a pagare non siano le vittime

Calcio, a pagare non siano le vittime

(...) Ma se invece le partite sono fatte dai giocatori, alla completa insaputa delle società (che, fra l’altro, non possono spiarli, per evitare nuovi casi Inter-Vieri) è incredibile che le società debbano risponderne.
Questo discorso vale per il Genoa, tirato in ballo a vario titolo per chiacchiere tutte da dimostrare sui comportamenti di Milanetto, Sculli e Dainelli lo scorso campionato, e vale per la Sampdoria, indicata come squadra «abbordabile» dagli «zingari» e al centro di sospetti per eventuali accordi fra Guberti e giocatori del Bari. Ma, ribadisco, al momento, sono solo chiacchiere senza prove, nè fondamento.
Ma facciamo un giochino e ipotizziamo pure che sia tutto vero. In tutto questo che c’entrerebbero Genoa e Sampdoria, se all’oscuro dei comportamenti dei loro giocatori? Assolutamente nulla, anzi sarebbero ulteriori vittime. E quindi il principio della responsabilità oggettiva (non diretta, quella è tutta un’altra storia) è un’aberrazione giuridica. Perchè mai una vittima dovrebbe essere penalizzata di tre punti a partita combinata?
In questo quadro ho apprezzato la difesa calorosa dei suoi da parte di Enrico Preziosi e, soprattutto, le durissime parole del vicepresidente vicario del Doria Edoardo Garrone. Che, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, sta crescendo moltissimo, passo dopo passo. E, alla sua crescita, che d’un tratto ha annullato le quotidiane richieste di un direttore generale (fra i tanti problemi blucerchiati dei mesi scorsi, certamente non il maggiore), si abbina anche un miglioramento esponenziale dei risultati. Tanto che ora anche Iachini sta andando molto meglio, il sesto posto utile per i play off è a soli quattro punti e la A non è più un miraggio. Non solo dal punto di vista numerico, ma anche da quello del gioco. E ci fa molto piacere che anche lettori molto critici, come noi, nel passato, oggi lo riconoscano. Il tutto mentre Palombo fa tappezzeria, panchina o tribuna in un Inter non certo trascendentale.
La crescita di Edoardo passa anche attraverso parole come quelle sulla condanna delle mele marce. Partendo dalla pratica aziendale: «L’esperienza ERG insegna: abbiamo il miglior sistema di governance e di controllo interno riconosciuto da Borsa italiana. Applichiamo con costi e sforzi tutte le prescrizioni del codice di autodisciplina e della legge 231 per la salvaguardia del patrimonio aziendale (comitato controllo interno, organismi di vigilanza, internal audit, procedure severissime, ecc.), ma nonostante questo siamo stati vittime di truffe organizzate con il coinvolgimento di dipendenti. Quindi, anche se hai un sistema di regole e controlli severo, purtroppo dalle maglie strette qualche pesce marcio può scappare, con danni enormi per l’azienda». Traduzione pallonara: «Nel calcio basterebbe stabilire che qualsiasi tesserato (o arbitro) che dovesse essere riconosciuto responsabile di avere alterato per qualunque motivo una partita viene radiato dal calcio.

Nessuno, nemmeno le società disoneste, troverebbe giocatori disponibili a fare accordi sulle partite».
Ecco, se da Genova parte questa mentalità e parte la battaglia contro la responsabilità oggettiva, abbiamo già vinto. Chapeau, Edoardo.

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