Castellano: «Ora facciamo un Politecnico»

(...) Severa ed ancor più intransigente perché in «no» ad Erzelli - le cui motivazioni, ovvero la mancanza di 42 milioni di euro, dice Pino Rasero sono «incomprensibili» tanto più che «nessuno ce l'ha mai detto» - arriva da coloro che sulla carta dovrebbero rappresentare la classe dirigente di questa città e che in teoria dovrebbero lavorare per favorirne lo sviluppo e la crescita. Per i giovani, per Genova, per la Liguria, per il Paese intero che così rischia di perdere un'occasione unica per essere competitivo nel campo della ricerca al pari, se non al di sopra, di altre realtà straniere.
Eppoi quel senso di amarezza e di incredulità quasi, nell'aver letto sulle cronache dei giornali il resoconto della riunione. «Quando hanno votato contro il trasferimento ad Erzelli - racconta Castellano con la voce rotta dalla rabbia -, c'è stato un lungo e caloroso applauso. Penso che chi ha applaudito, debba chiedere scusa all'Università, è una cosa indecente, di una gravità inaudita. Nel 2004 ho ricevuto una laura honoris causa dalla facoltà di ingegneria. Dopo quello che è successo, penso di restituire l'onorificenza perché non mi sento più parte di quell'Università». Che ha dimostrato di essere fuori gioco rispetto alle prospettive del Paese, chiusa nel suo ghetto, autoreferenziale e ripiegata sul vanto di essere la terza università tra le più prestigiose in Italia.
Ma è soprattutto la preside Paola Girdinio che «ha responsabilità gravissime e la città deve sapere che questa è una scelta sciagurata di cui lei è responsabile». Ingegneria è la terza volta che gioca con Genova, il rettore Deferrari «ci ha preso in giro Erzelli», ma è ora di finirla. Così come è ora che anche il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo si faccia carico del suo ruolo in questa vicenda. «Ha agito da partigiano operando come un ex rettore del Politecnico di Torino - incalza il numero uno di Esaote Biomedica -. La mia proposta è che Genova, le istituzioni, le imprese annuncino la volontà di fare il Politecnico di Genova e della Liguria. Se Profumo l'accoglierà, allora potremmo tornare a lavorare insieme, altrimenti andiamo per la nostra strada».
Il Politecnico di Torino ha 40mila studenti, a Milano ce ne sono 30mila, e Genova che ne ha 3mila cosa fa? Si augura di averne di meno così non pagheranno più gli affitti della facoltà alla Fiera del Mare. «Ma stiamo scherzando? - continua Castellano -. Qui siamo alla follia. Quando il pro rettore Martelli fa questi discorsi, pensa a una riduzione, a un'enclave, la bella villa, la bella strada. Ma come: io faccio battaglie per avere Esaote a Genova e devo avere un'Università che ragiona così?». Basta con una visione malthusiana della vita, basta con la miopia e il provincialismo. Loro, Ght si sono presi il rischio di investire in un progetto con una perdita secca di 15 milioni di euro sull'Università e di fronte agli stanziamenti pubblici di 110 milioni, alle garanzie di Ght di 36 milioni, gli accademici hanno posto il problema dei parcheggi e del trasloco.
«La facoltà di Ingegneria può ribellarsi, professori e studenti devono capire che hanno un futuro se diventano un Politecnico - aggiunge Castellano -. Mi appello a loro, perché la preside ha dimostrato di essere incapace di fare un piano. La facoltà deve aprirsi e rinnovare il proprio preside. Aprano le porte, la Girdinio ci inviti ad una seria riflessione. Chiedo un confronto sul Politecnico della Liguria».
Intanto le iniziative legali da parte della Ght partiranno subito, o meglio: dopo che l'università comunicherà alla Genova High Tech il proprio rifiuto perché ad oggi manca ancora una nota ufficiale. Ma non si tratta di chiedere i danni per qualche decina di milioni di euro, il punto è che questo progetto è stato pensato e impostato con l'Università e per l'Università, spiega Rasero. Il presidente di Leonardo Technology ricostruisce le tappe di questa annosa vicenda, il lavoro portato avanti da Ght dal 2005 «sotto dettatura» dell'Università, l'iniziale entusiamo dei precedenti rettori e presidi e poi il cambio di rotta con gli attuali, Deferrari e Girdinio. «Hanno avanzato delle riserve, sempre mandandocelo a dire, perché da tempo non rispondono alle nostre lettere. Cera il trasloco, i parcheggi, i soldi non bastavano mai - dice Rasero -. Poi abbiamo offerto le stesse condizioni di affitto che avevano chiesto loro alla Fondazione Carige e sembrava l'ultimo ostacolo». Fino al «buco» di 42 milioni di euro. Di cui, giura Rasero, alla Ght nessuno aveva mai detto nulla. E quindi? Quindi per lui la partita non è ancora chiusa, la città è in rivolta. «Non è che non vogliono venire, stanno ancora cercando di negoziare e cercano di ottenere qualcosa da qualcun altro». Però il tempo stringe, e con Castellano dettano l'ultimatum che è la fine del 2012. E se non ci sarà l'Università di Genova ad Erzelli, ce ne saranno altre. I contatti con due italiane e due straniere sono già avviati così come collaborazioni con la Cina. Intanto una parte degli investimenti già deliberati potrebbero essere dirottati sulla ricerca invece che sull'acquisto di nuovi immobili, dice Rasero. «Abbiamo pronte novità anche con un parco scientifico cinese nel settore biomedicale che potrebbe fare nascere una sinergia con l'IIt». Rasero poi prende ad esempio il Politecnico di Milano che ha trasferito buona parte delle facoltà in periferia, scommettendo su un aumento degli studenti e delle entrate economiche dei nuovi laboratori proprio per smontare le ragioni economiche del rifiuto di Ingegneria. «Non so se Genova ha fatto così, di certo noi non l'abbiamo visto. Non voglio dire che è accattonaggio, ma questa continua richiesta di soldi significa che non hanno fatto i conti. La carità la chiedi a chiunque, ma la mia sensazione è che loro stiano ancora negoziando.

È una vergogna che professori universitari non abbiano fatto i conti di quanti studenti possono avere, puntando invece al ribasso. E allora la crisi come la superiamo: ci rintaniamo come conigli paurosi nelle nostre tane?»

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