«Ci sono aziende che non chiudono e che ci rimettono capitali pur di mantenere i posti di lavoro dei loro dipendenti. Questo non si sa, ma avviene qui, a Genova». Il cardinale Angelo Bagnasco, parlando ieri in occasione dell'incontro annuale con i giornalisti per la festa di San Francesco di Sales patrono dell'Ordine, ha svelato come, in questo momento di crisi, in città ci sia un tessuto sociale che tiene, anche per merito di famiglie, imprenditori e lavoratori che «stanno attuando un'azione di solidarietà e sacrificio ammirevole, e, secondo lo stile genovese, in maniera molto riservata».
Mentre sotto i riflettori c'è il marciume di una classe dirigente che continua ad abusare della propria posizione, il tessuto umano anche a Genova è sano, sembra voler dire il presidente della Cei, che ha lodato il sistema famiglia, asse portante dell'Italia, anche e soprattutto in questo momento storico. E di storia si è parlato anche ieri. Di storia recente, quella che attraversa il volume «La porta stretta» (edizioni Cantagalli), che contiene le prolusioni di Bagnasco alle assemblee generali della Conferenza episcopale italiana dal 2007 al 2012, il primo mandato alla presidenza della Cei del nostro arcivescovo.
«Un libro di cronaca», come lo ha definito il vicepresidente dell'Ordine dei giornalisti, Dino Frambati, visto che nei suoi discorsi Angelo Bagnasco legge la contemporaneità in modo lucido ma non distaccato, segnando i momenti cruciali del cambiamento dell'Italia negli ultimi cinque anni.
Ieri poi l'arcivescovo è stato chiamato a commentare i più recenti fatti di cronaca, quelli che invadono i giornali in questi giorni. Ed è arrivato anche il monito ai giornalisti da parte dell'arcivescovo: «Chi ha maggiore responsabilità, in qualunque ambiente, per fare bene il proprio dovere deve essere coerente e di esempio. Questo è un fortissimo richiamo alla responsabilità di tutti noi. Più si è coerenti con i propri impegni e con un codice morale di comportamento degno della persona umana, più i mezzi di comunicazione possono fare meglio il proprio lavoro». «Mi chiedo - ha aggiunto - se sia possibile, non dico passare sotto silenzio, perché non sarebbe corretto, ma enfatizzare meno determinati esempi negativi. Perché sembra quasi che a volte tendiamo a dare troppa importanza a certi esempi, che invece meriterebbero zero». Per il cardinale i mezzi di comunicazione devono «valorizzare un modo diverso di pensare e vivere. Devono veicolare le categorie dell'onestà, del senso del dovere, dell'onore, dell'essenzialità, anziché enfatizzare categorie ed esempi opposti. Nella misura in cui si riesce a valorizzare certe categorie sane, e non altre, c'è un grande vantaggio, una grande responsabilità e un grande merito».
Un pensiero poi alle prossime elezioni e alla campagna elettorale. In questa campagna elettorale «la Chiesa si schiera con quei valori fondamentali che fanno l'umano e che una società distratta, e a volte un po' ideologizzata come la nostra, sembra o dimenticare o non considerare come fondativi. La Chiesa deve ricordare ad una società distratta i fondamentali» perché «senza i fondamentali non ci sono conseguenze corrette. Noi siamo su questa linea, questo è il nostro schieramento».
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