Dalla «tassa di stazionamento» alla «tassa di possesso»: il passaggio fondamentale da un regime fiscale penalizzante (non solo per i piccoli possessori di imbarcazione, ma anche per lintera filiera italiana della nautica da diporto) a un regime fiscale decisamente più equilibrato è stato possibile grazie a un emendamento del senatore del Pdl Luigi Grillo al decreto «Salva Italia» del governo Monti. «In questo modo abbiamo salvato la nautica» spiega il parlamentare ligure. Che si è fatto interprete delle esigenze del settore, più volte espresse da Ucina, lorganismo che riunisce le aziende del diporto: «Il governo - sottolinea Grillo - aveva disposto limposizione fiscale in caso di attracco a uno qualsiasi dei porticcioli italiani, anche per una sola volta nellarco dellanno. Ma non si faceva differenza tra piccole, medie o grandi imbarcazioni. Leffetto è stato dirompente per i nostri porticcioli, in particolari per quelli della Liguria che ha unelevata concentrazione di posti barca. Si è assistito, in questi primi mesi dellanno, a una vera e propria fuga in massa delle imbarcazioni verso lestero - ben 27mila unità! - soprattutto in Francia e Croazia che, fiutando il vento favorevole, hanno addirittura diminuito o cancellato la tassa di stazionamento».
Da qui, la necessità di rivedere la normativa: a rimettere le cose a posto ci ha pensato Grillo (cui si sono associati poi i colleghi parlamentari Enrico Musso, Roberta Pinotti, Raffaele Ranucci, Teresa Armato e Muro Cutrufo), facendo approvare un emendamento in cui al posto dello «stazionamento» si tassa il «possesso», in modo che le imbarcazioni fino a 10-12 metri, non certo di lusso, possano ritornare a ormeggiare nei porticcioli liguri e, in generale, italiani, a prescindere dalla bandiera e dal Paese di utilizzo. «La tassa di stazionamento prevista dal decreto Salva Italia - aggiunge Grillo - era strutturata come una tassa di soggiorno, il cittadino italiano poteva quindi legittimamente sottrarsi spostando l'unità da diporto all'estero, quello straniero era invece costretto a pagarla se intende sostare nelle nostre acque. Così si mettevano a rischio 1,4 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture portuali e 8.900 posti di lavoro».
La soluzione ora adottata consente invece di rimodulare gli importi lasciando inalterato lintroito dello Stato. Infatti, a fronte di un gettito, peraltro assai incerto, stimato in 200 milioni di euro, l'imposta ordinariamente concepita avrebbe rischiato di causare, complessivamente, un danno di almeno 1,5 miliardi di euro (tra riduzione delle entrate dirette derivanti dal turismo nautico, mancato indotto generato dai superyacht in transito e investimenti portuali a rischio), con una perdita di circa 9mila posti di lavoro e un impatto diretto sulla cantieristica nazionale stimabile, in due anni, in una riduzione del 35 per cento del mercato interno.
Molto soddisfatto, pertanto, anche Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina Confindustria Nautica, che dà atto dellimpegno determinante del senatore Grillo: «Pur perdurando un contesto economico assai difficile che non favorisce la ripresa del settore - conclude Albertoni -, questo complesso di interventi sancisce un riconoscimento da parte del governo dell'importanza dell'industria nautica e del contributo che essa può dare al Paese anche in termini di indotto e occupazione».
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