DallErasmus in Spagna al paese di Rovegno, il passo è stato breve e per nulla sofferto e ha portato Alberto Campora, 28 anni e un lavoro come maestro elementare, a trasferirsi in Val Trebbia dove i prossimi 6 e 7 maggio tenterà di diventare sindaco del paese.
I giovani lasciano le campagne per trasferirsi in città, lei ha fatto il percorso inverso. Perché?
«La campagna ha vantaggi infiniti dinverno come in estate. Vivi in mezzo alla natura, comodo con i servizi e, in più, riesci ad instaurare un rapporto idilliaco con le persone»
Rovegno ha bisogno di lei?
«No, non ne facciamo una questione di vita o di morte. Con una dozzina di amici abbiamo tirato su la lista Una valle in Comune perché ci piacerebbe dare il nostro contributo. Ma non cè nulla di politico nel nostro progetto»
Cosa propone il sindaco di un piccolo paese?
«Nessuna promessa particolare, solo la volontà di fare in modo che esista un rapporto più diretto con le amministrazioni dei Comuni vicini per fare rete e valorizzare i nostri territori»
Quanti residenti ha il suo paese?
«Sono 580, ma non tutti in realtà vivono qui. In estate siamo anche 1.500 persone ma se continua così rischiamo lestinzione.
Ma i contadini esistono ancora? È possibile che non si riesca a rivalorizzare la terra?
«I pascoli di un tempo stanno diventando boschi. È uno dei punti su cui insisterei da sindaco: portare i giovani a lavorare in queste zone sviluppando il concetto di azienda agricola. Ci sono incentivi dellUnione europea e potrebbe essere un vero business».
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