2 I TRASFORMISTI
Le fughe per la poltrona
e le scelte non ponderate
Singolari davvero queste improvvise folgorazioni mistiche che arrivano sempre e immancabilmente dopo aver ottenuto una poltrona più comoda di quella occupata in precedenza.
Della scelta del Sig. Ottonello e delle sue risibili giustificazioni non varrebbe la pena di parlarne se non si trattasse dell'ennesimo caso di trasformismo politico in seno alla coalizione di centro destra.
Si direbbe che a Genova il Pdl sia costantemente in preda ad una strana sindrome di appartenenza, per cui ogni volta che si decide di affidare un compito di rilievo a qualcuno, questi sente l'irrefrenabile impulso di traslocare altrove.
Mondello, Boitano, Susy De Martini, Villa, Musso, Ottonello (e molti altri di cui taccio per pudore), tutti degni capifila di una lunga schiera di idealisti e splendidi paladini della coerenza, sono salpati giulivi per porti più gratificanti, non senza averci però duramente rimproverato per l'insensibilità con la quale erano stati trattati.
Non si tratta di grandi perdite sia chiaro, ma credo proprio che sia arrivato il momento di avviare una seria riflessione sui criteri di scelta delle candidature e sulla complessa politica dei quadri, cosa che a Genova non si è mai nemmeno tentato di fare.
I militanti, quelli veri intendo, rappresentano un patrimonio fondamentale per la vita di un Partito: se non vengono rispettati, se non si valorizzano le potenzialità di cui ciascuno è portatore, se si guarda alla manovalanza politica con la supponenza di chi si ritiene depositario del verbo assoluto, non solo si priva il Partito di risorse importanti, ma si corre anche il rischio di dover fare i conti con emorragie periodiche scaturite dal senso di impotenza che inevitabilmente colpisce chi si sente inutile ed emarginato.
Ci è capitato più volte in questi anni di apprendere della nomina di illustri sconosciuti alla guida di qualche dipartimento di lavoro: personaggi sulla cui integrità morale non ho ovviamente nulla da eccepire, ma dei quali mi sono (e non solo a me ) oscure le competenze, i percorsi politici, il grado di attaccamento al Partito. Sconosciuti prima della loro investitura e non pervenuti, nella maggioranza dei casi, dopo.
Mai consultata la base, mai coinvolti, neppure in senso formale, gli attivisti non questuanti, quelli, per intenderci, che giorno dopo giorno testimoniano la loro fede con il lavoro e la presenza nella società civile, quelli che sono sempre presenti, quelli che non chiedono e forse per questo vengono dimenticati.
Eppure basterebbe poco per capire che senza di loro è difficile andare avanti, soprattutto in una terra così difficile e pervicacemente legata al vecchio che la sinistra incarna, sarebbe sufficiente consultare le tabelle relative ai risultati elettorali degli ultimi 15 anni per capire che qui il vento innovatore rappresentato dal «berlusconismo» non si è quasi avvertito, tutto è cambiato nel mondo ma non a Genova, dove la clessidra del tempo si è fermata a causa del conservatorismo deteriore dei suoi abitanti ma anche per la mancanza di una opposizione dinamica in grado di incidere sulla sua storia.
Torno a dire una cosa che ho già detto in altre occasioni: meno autocelebrazioni e più presenza nel territorio, meno verticismi e più coinvolgimento della base sulle scelte da intraprendere, magari affidandoci a quei sciocchi idealisti che credono ancora che il Partito sia una organizzazione di uomini liberi che si incontrano per costruire una società migliore e non un trampolino per le personali ambizioni dei furbi di turno.
cons. Municipio IX Levante
2 LA PROTESTA
Il Pdl ci esclude
dal dibattito interno
Ci sono sul tappeto argomenti importanti per la politica e per il Pdl. Abbiamo la scadenza elettorale amministrativa. Con essa c'è in gioco tutta l'azione politica che il Pdl deve svolgere per la città, e se vogliamo anche per la Regione (per quando sarà).
C'è bisogno di dare un forte impulso a quanti hanno a cuore il Pdl e la sua capacità di consolidare un patrimonio che lo vede rappresentare la maggiore espressione del popolo italiano. Mi riferisco anche a tutti i dirigenti a ogni livello espressi, come quelli meno mediatici ma pur sempre vicini all'elettorato (e utili nel momento del voto), come i rappresentati nel Municipio.
Più volte mi sono trovato a sollecitare questo dibattito, avendone al momento della sollecitazione una apparente attenzione, ma poi senza vedere seguire azioni significative. Credo appunto, che sia il dibattito e il confronto nel partito a dare questo impulso e anche a lanciare il progetto politico per il nostro territorio.
Non mi sembra che dire questo sia un dissenso o una critica, ma semplicemente la convinzione che la partecipazione al dibattito, sia auspicabile.
Non ho intenzione di «tradire» il Pdl di Berlusconi, magari dando le dimissioni (dal niente), ma mi chiedo che cosa risponde un consigliere municipale a domande legittime e concrete dei cittadini, se non partecipa all'elaborazione politica del partito?
Grazie per l'attenzione
Gaetano Bruno
capogruppo Pdl
Municipio Sestri Cornigliano
2 AUTOCRITICA
Queste crisi sono il segno
che qualcosa non funziona
Una sana autocritica dovrebbe farci dire che qualcosa che non va, visto ciò che accade, sicuramente deve esserci. In fondo sono note a tutti le situazioni del Centro Est ma anche quelle del Levante e del Centro Ovest. Pasquale Ottonello per quanto mi riguarda rimarrà un ottimo amministratore della cosa pubblica a prescindere dall'attuale scelta politica che ha voluto fare. Gli auguro che le competenze maturate in vent'anni di militanza prima in Fi e poi nel Pdl possano esserle utili nel risanamento di Aster e nell'alleviare i disagi dei cittadini genovesi, dovuti fino ad oggi, allo scarso programma manutentivo di strade e marciapiedi. Sicuro che il suo operato darà migliori risultati di quello finora ottenuto dall'ex assessore Elisabetta Corda.
Andrea Cevasco
2 LASSOLUZIONE
Ma non può essere colpa
dei due coordinatori
Non sono iscritto al Pdl che tuttavia considero i cugini in prima, e vorrei dire una cosa sul caso del signor Ottonello: mi pare che molti all'interno del Pdl, forse troppi, si interroghino sulle responsabilità del coordinatore regionale e di quello cittadino, come se fossero colpevoli delle scelte personali degli aderenti ed eletti. Questo mi sembra una follia e mi metto al posto di Scandroglio o Cassinelli per sapere io al loro posto cosa avrei potuto fare.
Direi niente. Sei un eletto del Pdl, la concorrenza avversaria ti offre una poltrona, tu vai, e la colpa è dei coordinatori?
Furba Marta Vincenzi, mentre il signor Ottonello avrà i suoi motivi personali che restano i suoi.
Quindi il mio disappunto non può essere indirizzato ai coordinatori del Pdl che evidentemente sono molto più liberali e democratici di quel che si possa immaginare, né verso colui che legittimamente ha fatto il grande salto (anche se poteva usare tempistiche e modi differenti), ma verso coloro che usano come una clava problemi che avrebbero loro stessi se fossero a capo del Pdl.
Con stima auguro pertanto buon lavoro ai coordinatori.
Massimo Pernigotti
Consigliere provinciale
Lista Biasotti
2 IL GRUPPO «LEALTÀ»
Ora tutti pensano
al diventare presidente
Cari Amici, ritengo doveroso precisare a tutti che il Gruppo «Lealtà» ha presentato una candidatura per la presidenza del Medio levante per una reazione verso tutti coloro che in un modo o nellaltra sembravano più motivati a «commissariare il Municipio» piuttosto che a riprendere il lavoro. Ci spiace che anche buona parte della stampa non abbia voluto approfondire le nostre intenzioni. Abbiamo detto scritto e ribadito a più riprese che a nostro avviso: la presidenza spetta al gruppo di maggioranza relativa.
Non avremmo contribuito a «ribaltoni» di nessun genere. Avremmo voluto che iniziando da Municipi si potessero trovare soluzioni al di la degli schieramenti contrapposti anche con maggioranze allargate. Lealtà ringrazia tutti i gruppi che su queste linee si sono dimostrati sinceramente e ribadisco la parola sinceramente aperti. Ma questi sono solo i «pilastri» portanti. Non voglio entrare nella autocandidature, nei giochini sconfessati ma purtroppo presenti per trovare 13 consiglieri o meglio 13 voti comunque costruiti.
Ecco la nostra reazione sincera e pulita. Ma dietro tutto questo per «Lealtà» ci sta un progetto più importante. I Municipi hanno fallito il loro obbiettivo. Sembra un coro a dirlo e non ci piace. Certamente la volontà politica di renderli inoperativi cè stata.
Davano fastidio? La colpa è tutta di Palazzo Tursi? Non credo che sia così. Credo che i Municipi con la loro voglia di far «teatrino» abbiano in buona parte contribuito allinsuccesso. Forse nel Medio levante questa negativa involuzione è stata attenuta dalla volontà della maggioranza di fare squadra, da una capacità di fare opposizione costruttiva da parte della minoranza da una Presidenza quale quello di Ottonello che suggeriva «meglio stare sotto il tavolo di una tavola imbandita che azzannare il padrone di casa».
Raccoglieremo qualche osso. Salvo che poi il padrone di casa lha sposato. Non siamo dispiaciuti che ai Municipi siano stati tolti i «gettoni» noi vediamo la politica dei Municipi come una forma di volontariato.
Mario Cicchetti
Beppe Damasio
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