(...) combattuto contro un potere rivelatosi imbattibile sia stato l'allora presidente della Regione Sandro Biasotti, che ebbe il coraggio di dire che un'altra Cornigliano era possibile. Ecco, credo che a Genova e alla Liguria manchi molto quel Biasotti, capace di atti e idee rivoluzionarie, oggi ingessato in aule parlamentari dove non può dare il suo massimo e dove, schiacciando pulsanti, serve a poco sia a lui, che al Parlamento. Speriamo torni.
Punto terzo. Occorre dare atto agli operai di aver fatto una manifestazione assolutamente pacifica e corretta - con l'unica eccezione del nervosismo raccontato ieri dalla nostra Monica Bottino sfogato nei confronti di un povero motociclista colpevole soltanto di voler andare a lavorare e di chiedere con gentilezza di poter passare - senza il vergognoso strascico di scritte sui muri, palazzi occupati, bancomat devastati e agenzie di lavoro interinale date alle fiamme che seguono altri generi di manifestazioni, da quelle degli «studenti» (alcuni dei quali, avendo passato abbondantemente i cinquanta, sono quantomeno molto fuori corso) a quelle di alcuni sindacati, passando ovviamente per i «bravi ragazzi» dei centri sociali. Per autocertificazione, ça va sans dire.
Quindi, ha perfettamente ragione il cardinale Bagnasco, una volta di più «il nostro caro Angelo» e una volta di più, attraverso la rete di cappellani del lavoro, il più attento alle problematiche occupazionali: «La manifestazione di martedì, per la sua compostezza e civiltà, è stata esemplare. Ci auguriamo tutti che ogni manifestazione o rivendicazione legittima si mantenga con questo stile perchè è il modo migliore per trovare delle soluzioni. Le contrapposizioni violente fanno male a tutti, anche alla soluzione dei problemi». Parole sante, verrebbe da dire. E, trattandosi del cardinale, sarebbe la definizione giusta.
Però. Però va detta anche un'ultima cosa. E cioè che non è possibile che i conflitti sociali e le proteste - anche le più giuste e sacrosante, come quella degli operai Ilva - siano pagate da altri lavoratori. Anche ieri mattina dipendenti e mezzi sono usciti dai cancelli di Cornigliano, bloccando la strada. E, ovviamente, conseguentemente, bloccando anche tutto il ponente cittadino. Il giorno prima, le stesse proteste erano andate oltre, con mezzi pesanti e lavoratori in piazza a bloccare il casello dell'autostrada e la sopraelevata, fra gli applausi dell'Anpi, l'associazione dei partigiani. Risultato: la città bloccata completamente e più di due ore di fermo per chiunque avesse la sventura di essere per strada a quell'ora.
È giusto tutto questo? Io penso di no, anche di fronte alla protesta più giusta.
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