C'è Milena, che scappa dalla famiglia e che sedotta dall'estetica del fascismo diventa ausiliaria nella repubblica sociale; c'è Anita, la giovane partigiana, c'è Zaira, la levatrice che si trova a comporre anche i morti; e poi ancora la ricca signora borghese e la contadina-operaia; e c'è infine Irene, la ragazza strana, quella che tutti giudicano un po' matta e che si porta dentro un oscuro passato. Tutte storie diverse, ma unite dal filo rosso del sangue, della fame e delle atrocità del secondo conflitto mondiale. Questo il cuore di «Donne in guerra», spettacolo-evento a bordo del trenino di Casella in scena dal 17 luglio al 2 agosto, prodotto dal Teatro Cargo ed organizzato dalla Provincia di Genova, dalla Fondazione Carige e con il sostegno di Compagnia San Paolo, Coopsette e Regione Liguria; regia di Laura Sicignano. Il racconto dell' «altra» guerra, quella delle donne rimaste a casa, che lottavano per il cibo, che partorivano nel fango, che offrivano in sacrificio la loro stessa vita, ma sempre con dignità e con coraggio; una guerra lontana dal fronte, ma non meno spietata di quella che là combattevano mariti e figli. Set del tutto particolare quello del trenino che da Piazza Manin si inoltra nell'entroterra genovese, in un paesaggio che offre panorami mozzafiato e che diventa lo sfondo ideale di segreti, passioni, paure.
Un viaggio fisico, tra sballottamenti e fischi della locomotiva, in cui gli spettatori rivivono in prima persona quell'estate del '44; e un viaggio mentale, un viaggio nella memoria, attraverso i frammenti e i ricordi di chi ha sofferto, perché il nostro passato non venga smarrito.\«Donne in guerra» sul trenino di Casella
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