di Paolo Bedocchi*
Caro Federico Casabella,
vorrei dare il mio contribuito sulla questione delle «botteghe» chiuse nei giorni festivi.
Ma come? Dopo che hanno fatto di tutto per far andare la gente a comprare nei supermercati, negli outlet, nei mercatini all'aperto dove ovviamente non c'è nessun controllo... ora nelle giornate di festa vorrebbero pure i negozi aperti? E poi non per comprare, ovviamente, ma per poter girare tranquillamente tra strade pulite e vetrine ben fornite!
No, Federico. I cinesi non vincono perché sono più imprenditori, ma anche e soprattutto perché meno odiati dalla gente, da quella gente che se stanno a casa 150 minatori della Sulcis (giustamente) pensa: «Poveri cristi!» mentre se chiudono 4000 esercizi al mese, pensano: «Meglio! 4000 parassiti evasori di meno, dimenticando che dietro quelle 4000 realtà vi è tutto un tessuto che disgregandosi impoverisce tutta la città».
Inoltre i cinesi vincono perché hanno le potenzialità economiche per prendere negozi, mentre se gli italiani vanno in banca e presentano un business-plan si sentono rispondere: «Ci spiace, non è un'attività alla quale fare credito». E se lo facessero sarebbe un disastro, perché ti mangerebbero una vita di risparmi.
Ecco, questi e non solo questi, sono fra i motivi per i quali il commerciante è sfinito e rinuncia a fare il bottegaio come una volta. Dite alla gente di fare i clienti come una volta e vedrete che il «bottegaio» non rinuncerà a fare il suo mestiere.
Con affetto.
* titolare negozio «L'Uragano»
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