Galleria Mazzini: un bel tricolore su due ponteggi che sanno d'Italia. Uno in entrata e uno in uscita. E anche belli sbiaditi. Testimonianza che lì i colori nostrani regnano sovrani da un bel po' di tempo. E guai a toglierli. Significherebbe smontare le impalcature. Risultato: il ponteggio in entrata sta per festeggiare il suo settimo compleanno (allestito il 6 aprile 2006); quello in uscita i due anni, quello a metà galleria compie il suo primo anno e l'altro ha invece pochi mesi. E i commercianti stanchi, agguerriti, ora si ribellano. Perché il problema del salotto buono della città, dove c'è la maggiore concentrazione di negozi, biglietto da visita per i turisti, si sta trasformando in un incubo. Causa appunto: tempi lunghissimi e lavori mai conclusi. A farsi portavoce del problema è Franco Ardoino, presidente del Civ Sestiere-Carlo Felice, proprietario dello storico ristorante «Europa». «Abbiamo intrapreso una battaglia che non deve esaurirsi con mancate risposte - attacca Ardoino -. Siamo stanchi. Parlo a nome di tutti i 40 commercianti che lavorano in Galleria e che da anni subiscono questa situazione. Situazione iniziata quasi sette anni fa, quando una signora chiamò i vigili perché si erano staccati due sassolini dal tetto. Diciamo pezzi di ghisa. L'intervento fu immediato. Il Comune ordinò di fasciare tutto salvaguardando beni e persone. Benissimo, la prevenzione è la prima cosa. Ma dovevano essere altrettanto veloci e ripristinare il tutto. Invece siamo qui a parlarne ancora».
A lanciare un monito all'amministrazione comunale è sempre Ardoino: «Non si può lasciare una città come Genova in balia di impalcature da terzo mondo. Sono anni che in Galleria piove e nessuno, né pubblico né privato ha fatto nulla. E adesso arrivano anche i ponteggi. I commercianti sono stanchi delle solite chiacchiere, come quella dell'ingegnere mandato in Inghilterra per studiare il problema. Mancano risposte serie». «Ma per favore - continua -. All'inizio parlavano di uno stanziamento di 300mila euro per risolvere il problema. Ora la somma, sembra, tre volte tanto». Nel frattempo però alcuni titolari d'impresa sono per avvocati. «Sì parliamo pure di impresa - spiega Antonio Fasone, titolare del bar Galleria - . Abbiamo investito soldi, impiegato lavoratori e ci ritroviamo con l'immagine lesa del locale e una perdita di incassi, perché le vetrate del nostro locale sono completamente coperte dai cantieri. Dobbiamo però pagare le tasse per l'occupazione del suolo pubblico e quelle per le insegne, per altro oscurate».
Il proprietario del bar Mazzini Zografos Padelis picchia ancora più duro: «Un danno d'immagine non quantificabile. Prendere un aperitivo davanti a delle baracche di legno nel buio più assoluto, non è certo cosa gradita. Eppure siamo sempre intervenuti quando il Comune ci chiedeva di collaborare per manifestazioni ed eventi. E come siamo stati ripagati? Col silenzio. Qui è a rischio l'occupazione». Perdita di immagine, significa per Galleria Mazzini, meno turismo, meno passaggio, meno clienti. Tradotto: minori investimenti e meno posti di lavoro. «Non ci dimentichiamo - snocciolano Ardoino e Fasone - che i due locali posti sotto i ponteggi occupano 20 persone». Il problema diventa così espressione di un malcontento che da tempo serpeggia in zona, spiega amareggiato Ardoino: «Guardiamo via Roma, storica strada dello shopping e lo scempio davanti alla Prefettura. Non si può andare avanti così. È una vergogna. Da parte una città che chiede di restare aperta con sacrifici e dall'altra un'amministrazione che non si cura di nulla.
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