
Egregio direttore Feltri,
durante l'ora di storia abbiamo affrontato la Rivoluzione americana e la Dichiarazione d'indipendenza. La professoressa - ovviamente di sinistra - dopo aver scherzato su Trump, prendendolo in giro, afferma che l'accordo di pace proposto da Trump, accettato da tutto il mondo, occidentale ed arabo, cristiano e musulmano, che è riuscito a fare trattare per la prima volta Israele e Hamas, non è un piano giusto. Perché? Perché lede alcuni diritti che uno Stato «in quanto tale deve avere, come il potere di dichiarare guerra» - quindi per questa professoressa noi come Italia non siamo uno Stato perché la Costituzione dice che non possiamo dichiarare guerra. Inoltre afferma che non ci sarà mai uno Stato palestinese perché l'accordo prevede un protettorato. Ecco. Ora, io come studente e persona che si informa e studia, sentirsi dire da una professoressa di storia che uno Stato non può nascere perché c'è un protettorato mi fa schifo. Quindi la Somalia non è Stato, perché negli anni '50 era sotto il nostro protettorato? Una professoressa di storia dovrebbe sapere che un protettorato è una situazione momentanea che permette di creare una situazione amministrativa stabile e democratica; esattamente quello di cui ha bisogno la Palestina.
Vorrei sapere cosa ne pensa del piano di Trump. E di questa mia professoressa.
Cordialmente
Nicola Taurasi
Caro Nicola,
sei tornato a scrivermi, e non posso che esserne felice: perché ogni volta che un ragazzo si indigna, invece di sbadigliare, si rianima in me la speranza che questo Paese abbia ancora una possibilità. E soprattutto, caro il mio Nicola, leggendoti, mi viene da dire una cosa che mai avrei pensato: è un vero peccato che il professore non sia lo studente, e lo studente non sia il professore.
La tua purezza è onestà intellettuale, qualcosa che chi è imbottito di ideologia non possiede, non comprende e non accetta. Hai ragione su tutta la linea.
La tua docente, che immagino indossare il fazzoletto arcobaleno e magari sfilare anche sotto qualche bandiera con l'emblema di una causa lontanissima dalla realtà, sostiene che uno Stato, per essere tale, debba poter dichiarare guerra.
Curiosa visione del diritto pubblico, direi. In base a questa teoria, la Svizzera non è uno Stato, la Germania post-bellica non è uno Stato, e l'Italia, dopo il 1948, è un grande campeggio democratico, ma non uno Stato sovrano.
Ora, io posso comprendere che la sinistra italiana abbia un problema con la nozione di sovranità, ma non pensavo arrivasse a pretendere che per essere sovrani bisogna impugnare un kalashnikov.
La sovranità, caro ragazzo, non si misura in missili ma in autodeterminazione, cioè nella possibilità per un popolo di darsi leggi, istituzioni, rappresentanti e una struttura riconosciuta. Che lo faccia sotto un protettorato o dentro un sistema federale, cambia poco. Uno Stato può nascere anche sotto tutela internazionale, come nel caso della Somalia da te citato, o dell'Irak post Saddam. La storia è piena di protettorati diventati poi Stati pienamente sovrani. E se la tua insegnante non lo sa, forse dovrebbe passare dal banco cattedra al banco scolaro.
Quanto al piano di pace proposto da Trump, che peraltro, piaccia o meno, è stato il primo in decenni a ottenere un dialogo concreto tra Israele e diversi Stati arabi, normalizzando i rapporti con gli Emirati Arabi, il Bahrein, il Marocco e il Sudan, non sarà stato perfetto, ma almeno non partiva dal presupposto che il terrorismo fosse una parte negoziale legittima.
Cosa che, invece, i recenti cortei «per la pace» sembrano dimenticare.
Hai avuto l'istinto giusto, Nicola. Hai studiato, ti sei indignato, hai riflettuto. Non farti scoraggiare. La difesa della verità, nel nostro tempo, è la più vera e più alta forma di resistenza.
E ti confesso che, se dovessi scegliere tra un'aula piena di professori ideologizzati e uno solo come te, saprei da che parte stare.
Ti abbraccio, amico mio.