Garrone jr. ripercorra le orme della Sampd'Oro di Paolo Mantovani

Garrone jr. ripercorra le orme della Sampd'Oro di Paolo Mantovani

diEntrarono in ginocchio nel grande studio di via XX Settembre 33. Avanzando carponi pigolarono: «Presidente, per favore prenda Mikhailichenko e vinciamo lo scudetto». Si chiamavano Luca Vialli e Roberto Mancini. Erano freschi reduci da Goteborg, dove con la Sampd'Oro avevano conquistato la prestigiosa Coppa Coppe inchiodando l'Anderlecht sul 2-0. Era il maggio odoroso del 1990. Paolo Mantovani, in maniche di camicia, si alzò dalla scrivania col sorriso a tutta faccia, li abbracciò divertito e decise che li avrebbe accontentati, quei simpatici ruffiani dei Dioscuri. A tempo debito, spedì a Kiev 5 milioni di dollari, 7 miliardi di lire al cambio del momento. E puntualmente la Sampd'Oro vinse lo scudetto: e pazienza se con Mikailichenko in panchina e Invernizzi in campo…
Pagliuca; Mannini, Katanec (Ivano Bonetti); Pari, Vierchowod, Pellegrini (Lanna); Lombardo, Cerezo (Mikhailichenko, Invernizzi), Vialli, Mancini, Dossena: recitava la Sampd'Oro che aveva in panchina l'esimio professore di storia e geografia Vujadin Boskov, un Monumento al calcio. Indimenticabile presidente Paolo, fatalmente sottrattoci ier l'altro di 19 anni fa, se ognora ci vede da chissà dove sproni Edoardo Garrone, gagliardo figlio di Riccardo che della Sampd'Oro fu sponsor prezioso, a seguirla con sempre maggiore impegno - compatibile con i tempi che corrono - nel solco dell'orgoglio blucerchiato da lei amorevolmente tracciato.
Romero; Berardi, Gastaldello, Rossini, Costa; Poli, Maresca, Obiang; Estigarribia, Maxi Lopez, Eder: recita la Sampdoria base approntata da Ferrara. Sulla carta, una squadra da 8°/9° posto. Ma alla lunga, sul terreno di gioco? Beh, intanto sta lì. E per il centrocampo - da Munari a Krsticic a Soriano a Renan a Tissone - mister Ciro può contare su persin troppi potenziali sostituti «ad hoc». In porta però, finché Da Costa non avrà scontato la megasqualifica guai se manca Romero, peraltro eccessivamente disinvolto qua e là. In difesa, guai se manca capitan Gastaldello: la speranza, dopo la doppia sconfitta con Napoli e Chievo, è che a Parma la sua forzata assenza-bis (con Costa al centro, chi a sinistra?) incida meno che a Verona. All'attacco, con Estigarribia inespresso, Pozzi normalmente più no che sì e Icardi indecifrato, guai se manca Eder (s'è visto contro il Chievo) in aiuto a Maxi Lopez: che guai se si stufa di farsi massacrare, isolato là davanti, a profitto zero. Ecco perché dal mercato di gennaio mi aspetto l'arrivo di un valido esterno d'attacco.
Fate conto ieri di 45 anni fa: allora era domenica e moriva Gigi Meroni, beffardamente investito dall'auto di un futuro presidente del Toro a pochi passi dal Comunale dove poche ore prima Gigino aveva battuto la Samp. Di quel tenero Calimero che in campo saltava gli avversari come birilli e fuori creava abiti da artista, guidava un'antica Balilla scovata in un pagliaio, dipingeva quadri sfumati, girava sotto i portici con una gallina al guinzaglio, non la faccio lunga, rimandandovi al magistrale ricordo che su queste colonne ne ha fatto ieri l'amico e collega Tony Damascelli. Vi ricordo soltanto che il geniale Gigino, cui ho voluto istintivamente bene al di là dell'ammirazione professionale, esplose qui, mandando in visibilio i tifosi del Grifone che da allora - pur avendo successivamente goduto delle prestigiose giocate di Bruno Conti, Damiani e Palacio - non hanno più avuto il piacere di vedere un fenomeno del genere in maglia rossoblu.
Ora però ci sono Borriello e Immobile, ed è tanta manna. A chi è chiamato a gestirlo, il calcio a Genova costa veramente tanto.
La Gazzetta ricordava ieri che in 10 anni Preziosi ci ha messo 64 milioni di euro e Garrone addirittura 181, che aggiunti ai 60 di debiti pagati per rilevare a zero la Sampdoria da Enrico Mantovani vanno a sfiorare i 250: e ancora c'è chi si chiede perché costoro vogliano farsi lo stadio polifunzionale di proprietà.

Comunque, caro De Canio, domenica sera verrà a Marassi la Roma di Zeman. A Borriello Immobile e compagni è d'obbligo chiedere che sia mattanza, arditamente fruttando la scontata spericolatezza dell'avversario per far quadrare l'ondivago cerchio rossoblu.

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