LericiTre giorni di silenzio sono troppi per non creare allarmi e così la frase «Non sappiamo neppure se Andrea Calevo sia ancora vivo», detta senza mezze misure da Michele Di Lecce, il magistrato dell'antimafia che coordina l'indagine, fanno ben capire le difficoltà che stanno incontrando gli investigatori impegnati sul caso dell'anomalo sequestro dell'industriale spezzino dell'edilizia. Nessuna vera traccia su cui puntare, si battono a tappeto tutte le zone «calde» tra Liguria e Toscana, si perquisiscono i campi nomadi, le case dei pregiudicati e si cerca con gli elicotteri, ma dell'imprenditore spezzino di 31 anni, rapito la notte di domenica scorsa nella sua villa sulle alture di Lerici, non ci sono tracce. L'altra sera i familiari avevano rivolto un appello ai banditi per sapere come stava Andrea, ma a distanza di ore non c'è stata risposta e il «contatto» di cui si è parlato appare come il folle gesto di un mitomane.
Restano così le domande e il dubbio, ormai concreto, che quello che si ha davanti non sia un semplice caso di sequestro a scopo di estorsione. Forse Andrea Calevo è stato portato via e fatto sparire per qualcos'altro, forse il blitz fatto nella casa sulle alture di Lerici non è iniziato con un agguato davanti alla villa, ma ha avuto un prologo nel luogo dove la vittima avrebbe trascorso la serata, forse (e su questo si attendono risposte dagli investigatori della «Scientifica» dei carabinieri) i banditi sarebbero arrivati alla casa con la stessa auto di Calevo, obbligato in qualche modo e per qualche motivo ad accompagnarli, con lui sarebbero entrati in cerca di soldi e dopo aver immobilizzato la madre sarebbero ripartiti, sempre con Calevo e con la stessa auto, verso la Versilia per poi tornare nello spezzino e abbandonare la vettura lungo il fiume Magra.
È dunque quell'auto, ritrovata semi affondata, l'unica, vera traccia concreta. Stando alle indiscrezioni, grazie al riscontro dei dati del Telepass, la vettura di Calevo durante il sequestro avrebbe compiuto un tragitto assai strano. L'Audi infatti sarebbe entrata in autostrada a Sarzana, il casello più vicino alla casa del rapito, e avrebbe raggiunto Viareggio, per poi invertire la sua corsa e uscire al casello di Santo Stefano Magra, proprio a poche centinaia di metri dall'argine sul quale è stata infine abbandonata. Perché questo viaggio di oltre cento chilometri a bordo di una vettura che scottava e che poteva essere stata già segnalata? E poi da dove è partita questa via crucis? Dalla casa sopra Lerici o da un altro luogo? Su questo il procuratore Michele Di Lecce non si sbilancia, ma ammette che il tragitto effettuato dall'auto appare decisamente poco chiaro: «Un comportamento veramente inspiegabile, come inspiegabile è il possibile motivo del sequestro, perché non ci sono episodi strani nella sua vita nei giorni precedenti il sequestro».
Ma qui ci si ferma e così prosegue una ricerca a tutto campo, con centinaia di uomini impegnati alla Spezia, lungo la Val di Magra, la Lunigiana e la Versilia, sino a spingersi nella provincia di Pisa.Ma sotto la lente di ingrandimento degli investigatori ci sono anche le attività della vittima, oltre le ultime ore trascorse quella domenica sera. Il magistrato ha chiarito che devono essere conclusi gli accertamenti tecnici finanziari, ma che si sta anche ricostruendo la vita di Calevo nei giorni precedenti al sequestro.
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