Il giorno che Vinai imparò ad essere «cattivo» in politica

Il giorno che Vinai imparò ad essere «cattivo» in politica

(...) del suo direttore don Silvio Grilli l’affermazione «la Chiesa non promuove liste elettorali e non ne appoggia alcuna. Non ha candidati. Non è una parte in causa. Non esistono partiti cattolici da essa riconosciuti. La Chiesa non vincerà e non perderà alcuna elezione politica o amministrativa. La Chiesa è altro».
Parole sante, verrebbe da dire. E, fra l’altro, trattandosi di Chiesa, potrebbe anche starci tutto. Ma anche parole che sembrano destinate soprattutto a Primavera politica, la lista della candidata sindaco Simonetta Saveri accreditata da molti come «la lista delle parrocchie». Ma un conto è l’odore di elezione, un conto il profumo di santità.
Non è questo il tema di oggi. Il tema è la curialità di Vinai. Al proposito, ci sono delle foto meravigliose pubblicate dal Secolo XIX, giornale guidato da un giornalista a denominazione di origine controllata come Umberto La Rocca, capace di trasformare anche un’immagine in un editoriale. In queste foto ci sono il candidato di Pdl e Liguria Moderata e il cardinale Angelo Bagnasco che sembrano avvinti in un balletto, con Vinai impegnatissimo a baciare ogni anello baciabile. E, nel sottinteso dietro quella fotografia, c’è il fatto che Pierluigi è considerato un po’ baciapile e Bagnasco il suo grande sponsor. Sottinteso non completamente vero e soprattutto un po’ malizioso.
Ma, per l’appunto, dicevamo, il valore, la cultura e il retroterra di Vinai sono proprio questi. E sono stati anche quelli che hanno influito sulla sua scelta come candidato sindaco del centrodestra. Capace, fra l’altro, di pescare anche a sinistra, caratteristica che verrà benissimo al secondo turno contro Marco Doria, candidato che di cattolico ha solo don Gallo. Per Vinai parlano, ad esempio, i risultati elettorali di Raffaella Della Bianca alle regionali, per cui si è impegnato pancia a terra (senza peraltro ottenere straordinari risultati nella riduzione di quella pancia), riuscendo a darle il valore aggiunto che l’ha portata ad un’ottima elezione, con un primato di voti anche in zone popolari e in quartieri che non sono propriamente l’habitat del Pdl. Poi, Raffaella ce ne ha messo del suo, con una campagna elettorale come sempre di carattere e molto combattiva e i risultati si sono visti. Ma, certo, mezzo seggio è di Vinai.
Ecco, ora siamo alla fase due. A Vinai che deve diventare un po’ Della Bianca, un po’ più cattivo e agonistico. Ovviamente in senso politico, s’intende. E i primi segni ci sono tutti, positivi. Penso, ad esempio, alla scelta di congelare gli incarichi nell’Associazione dei Comuni e nella Fondazione Carige. E i relativi emolumenti. O alle parole con cui il candidato sindaco del centrodestra ha spiegato che non avrebbe partecipato agli incontri del comitato femminista «Se non ora quando», peraltro un po’ in sonno dopo i fasti dell’era berlusconiana, spiegando che preferiva firmare per liberare i nostri marò. Ecco, dichiarazioni come queste, politicamente scorrette, sono le nostre dichiarazioni. E mi hanno fatto enorme piacere, oltre a quella di Vinai al banchetto dei coraggiosi Matteo Rosso e Gianni Plinio, anche le firme in redazione di altri esponenti politici, che ringrazio pubblicamente: Enrico Musso, candidato sindaco del Terzo Polo; Lorenzo Pellerano, consigliere regionale delle liste Biasotti; Stefano Garassino, ex capogruppo azzurro nel centro Est ed ora esponente del Carroccio; Enrico Cimaschi, ex presidente del centro Est e leader di Liguria Moderata; Renzo Di Prima, capogruppo della Lega nel Medio Levante e Salvatore Bevilacqua, ex assessore arancione nel Levante.
Quella scelta di Vinai - una firma pesante, anzichè un dibattito molto più pesante, ma in un altro senso - è stata la svolta. E così, l’altro giorno, Pierluigi ha polemizzato con gli esponenti del mondo del volontariato schierati con il centrosinistra, ricordando loro i danni che può fare alla solidarietà la mancata approvazione del bilancio a causa delle liti nella coalizione progressista genovese, e ha giustamente fatto notare tutte le contraddizioni fra sinistra sedicente riformista e sinistra realmente radicale sull’acqua pubblica. Divise su tutto, ma unite nel prendere i voti. Allo stesso modo, Vinai ha avuto il coraggio politicamente scorretto di disertare la manifestazione antimafia di don Ciotti (a cui peraltro, va dato atto di aver finalmente visto centomila facce pulite, senza alcun vandalismo), spiegando la sua scelta con parole semplicissime: «Mi sembrava una marcia di parte».
Ma il massimo della cattiveria del nuovo Vinai, finalmente meno curiale ed ecumenico, l’ha raggiunto commentando i blocchi stradali che lunedì e ieri hanno fermato la città in nome della battaglia contro la riforma dell’articolo 18: «Bloccando una città non si tutelano i lavoratori. Credo che la riforma delle regole del lavoro si debba fare attraverso il confronto con le parti sociali.

Non mi piacciono le prove di forza da qualunque parte giungano ed anche per questo non credo sia accettabile che, nell’imminenza di incontri romani, una parte della CGIL conduca lavoratori ad occupare e bloccare caselli autostradali, strade, vie cittadine e sopraelevata producendo solo danno ad altri lavoratori, al porto e alla città di Genova».
Ecco, a me un sindaco che parla così piacerebbe molto. Soprattutto perchè si oppone a sindaci che invece quei blocchi li guidavano.
Per Genova sarebbe la rivoluzione. Vera, però.

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