La minaccia dei lavoratori Ilva: «Siamo pronti a spaccare tutto»

La minaccia dei lavoratori Ilva: «Siamo pronti a spaccare tutto»

(...) Infine, sono stati accolti dal Prefetto e il blocco intorno via Roma si è risolto poco dopo l'ora di pranzo. In piazza ci sono stati circa 400 su 1700 lavoratori dell'Ilva, seguiti da un ventina di motrici di Tir dell'indotto. Soltanto fischietti, striscioni e bandiere: «Per ora nessuno scontro, ma se chiudono Taranto e ci tolgono il lavoro, scoppieranno disordini contro politici e governo Monti. Siamo al limite della pazienza. La prossima volta andremo a Roma tutti uniti, da Taranto a Genova, pronti a spaccare tutto». Quando il governatore Claudio Burlando, avvertito dall'assessore Enrico Vesco del malcontento per la sua assenza, quasi alla fine decide di tuffarsi in mezzo al corteo, la rabbia degli operai scoppia più veemente: «Siete dei corrotti» «Avete mangiato come han mangiato tutti gli altri» «Te l'han ridata la patente?». A due passi dalla fontana di De Ferrari arriva il sindaco Marco Doria ed è peggio: «Sei un burattino manovrato dalla politica» «Finti compagni. Voi continuate a mangiare». Per non scrivere di altri sproloqui e offese sul personale. Anche perché sono stati detti da alcuni che, poco dignitosamente, in pieno mattino hanno manifestato per ore con la bottiglietta di Beck's in mano. Una dopo l'altra. Una volta erano isolati dal servizio d'ordine e dai capi corteo. Ora stanno alla testa del corteo.
Poi altri se la sono presa contro anomalìe e incongruenze della magistratura: «Riva ha osato troppo su Taranto e si deve assumere le sue responsabilità. Tuttavia, se in nome del Codice, della salute e dell'ambiente si è voluto arrestare un ultra85enne, privandolo della libertà personale ai domiciliari, non si capisce perché non si sono arrestati pure quei magistrati che si sono alternati a Taranto per oltre 20 anni. Invece, proprio in un momento storico di profonda crisi, adesso si vuole far chiudere l'attività produttiva, con l'inevitabile conseguenza che il Paese avrà 50mila disoccupati in più. Alcuni magistrati si devono mettere in testa che in un Paese democratico la magistratura non dovrebbe fare politica e non è competente sulla politica industriale. Spetta al governo, il quale dovrebbe essere eletto dal popolo e non imposto dai poteri forti». Quindi si è inveito contro il governo dei poteri forti: «Monti e Passera sono latitanti. Anche se siamo fiduciosi del lavoro svolto dal ministro Clini, c'è una precisa responsabilità politica a livello nazionale. Per non parlare di quella locale, perché sono responsabili coloro che vogliono l'acciaio a caldo e poi autorizzano la costruzione di quartieri residenziali, scuole e perfino ospedali intorno allo stabilimento, come è successo a Taranto». Se Burlando, Vesco e Doria in mezzo ai lavoratori cercavano di placare gli animi, non è mancata la dichiarazione della presidente della Fiera Sara Armella (Pd) che ha infiammato gli animi: «Non vorrei che si trasformasse il tutto in una guerra tra poveri».

«Non siamo sfigati che vanno contro altri poveri - hanno replicato i manifestanti - Anzi, siamo andati al Salone perché siamo solidali con i lavoratori della nautica in crisi. Abbiamo ribadito la solidarietà a quei lavoratori del comparto a rischio cassa integrazione anche per colpa dell'incapacità della dirigenza dell'ente».

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