Nella botte di Vinai ci sono barolo e amarone, ma anche il traminer

Nella botte di Vinai ci sono barolo e amarone, ma anche il traminer

(...) Fra tutti questi, poi - fatta salva la grande preparazione di Edoardo Rixi, che non è una sorpresa, ma è un po’ fiaccata dalle vicende leghiste degli ultimi giorni - la vera rivelazione delle prime settimane di campagna elettorale è proprio Pierluigi Vinai.
Il candidato del Pdl (perchè è tale, nonostante fino ad oggi non sia stato chiarissimo a tutti), è la sorpresa della corsa elettorale per il suo eclettismo e ne ho avuto la riprova l’altra sera, a Santa Zita, dove presentavamo il libro del professor Emilio Biagini, intellettuale doc di una Genova che rifugge il politicamente corretto.
In platea, soprattutto, c’erano i «seniores», le pantere grigie del Pdl, categoria inventata dalla fantasia politica di Silvio Berlusconi che, ancora oggi, sono la spina dorsale del partito. La loro leader, Giuliana Valle Pierottet, sembra una di quelle maestre di una volta che ti immagineresti pronta a bacchettare con una stanghetta di legno sulle mani tutti coloro che sbagliano. Cioè, nella sua concezione passionale della politica, quelli di sinistra.
Ma soprattutto Giuliana, come tutti i suoi soci, è una persona perbene, di quella gente che la guardi negli occhi e sai che ti puoi fidare. Bella gente, belle persone.
Se il Pdl fosse tutto come i seniores, non staremmo nemmeno qui a scrivere. Il partito volerebbe tranquillamente sopra il 50 per cento dei voti e le riforme sarebbero già state fatte, con una rivoluzione liberale come quella del 1994. Piccolo particolare: anche il Giornale sarebbe praticamente la testata monopolista, visto che - a differenza di tanti iscritti, parlamentari e amministratori pidiellini - i seniores brandiscono le nostre pagine come un’arma. Arma di pensiero, ovviamente.
Ad esempio, posso personalmente testimoniare che, senza i seniores, non sarebbe stato possibile raccogliere le firme per le candidature e, davanti ai banchetti, ho sempre visto quasi esclusivamente loro, le pantere grigie, anzi le pantere azzurre.
Con una platea di questo tipo, la migliore possibile immaginabile, ho quindi finalmente visto all’opera il Vinai «elettorale». Che, finalmente depurato di tutti i ghirigori ancien règime - che pure gli piacevano moltissimo, troppo - è stato forte, incisivo, capace e duro. Soprattutto, a differenza di quanto accade con molti politici di tutti i colori, ha dimostrato di leggere le carte e di sapere di cosa parla. Dovrebbe essere la normalità, ma di questi tempi in politica è un piccolo miracolo.
E così, nella botte del Vinai elettorale, si trovano vari nettari e vari profumi. I sapori forti dell’amarone e del barolo, vini pregiati e carichi, ma anche i sapori fruttati e primaverili, carichi di note fiorite dell’altoatesino gewurtztraminer, per gli amici traminer.
Insomma, nella botte del Vinai di questi giorni c’è la sua classica serietà (che, a tratti, diventa anche troppa, sconfinando nella seriosità) nell’affrontare i problemi, ma c’è anche una certa effervescenza nel fare battute e anche nell’attaccare i rivali.

Scelta obbligata, visto che la vera sfida è quella di far sapere che è lui il candidato del Pdl e non Musso.
Alla fine di tutto questo percorso, il rischio è quello dell’ubriacatura. Ma se Vinai riuscirà a far passare il suo messaggio, alla fine a fare fiasco potrebbe essere Marco Doria.

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