Quel Berlinguer fra opere e (troppe) omissioni

Il punto centrale, che abbiamo posto altre volte, è l'opportunità di dedicare uno spettacolo ad Enrico Berlinguer. Un leader che ha detto una cosa ottima, sollevando la questione morale; che ha fatto una cosa ancor migliore, dando un esempio di rigore con i propri comportamenti e la propria vita, come la diedero la stragrande maggioranza dei politici della prima Repubblica prima della degenerazione finale e che, timidamente, ha iniziato la marcia di smarcamento del Partito comunista italiano dalla casa madre Russia. Il che non significa che avesse rotto con l'Urss, come raccontano le agiografie, ma che non era completamente allineato.
E quindi - come avevamo promesso pubblicamente su queste colonne, sollevando il «caso Berlinguer», che poi è il «caso Genova», cioè il rischio di camminare eternamente con la testa rivolta all'indietro, mitizzando storie e persone che miti non sono e risultando così spesso in ritardo rispetto alla storia e spesso anche rispetto alla verità - abbiamo messo alla prova lo spettacolo.


Che si intitola Berlinguer-I pensieri lunghi, che è andato in scena in prima nazionale nei giorni scorsi alla sala Mercato del teatro dell'Archivolto, che tornerà sempre al teatro di piazza Modena da domani al 21 novembre, con tanto di dibattito sul tema al Ducale, e di nuovo a Genova, ma stavolta al Duse, dall'11 al 13 febbraio del prossimo anno. Partiamo proprio dalla prima, che in platea sembrava quasi una riunione del vecchio Pci genovese. Nemmeno (...)

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