Tutti al mare? Macché. I ballottaggi di Chiavari e Rapallo sono tuttaltro che scontati. Soprattutto sono tuttaltro che inutili, perché un sindaco non vale laltro, alla faccia della tradizione che vuole sfidanti e programmi molto simili tra loro in realtà «moderate» come per lappunto le due città del levante ligure. Ne è convinto Gino Garibaldi, consigliere regionale del Pdl, che mette in guardia gli elettori chiamati a scegliere tra Mentore Campodonico e Giorgio Costa (Rapallo) e tra Roberto Levaggi e Vittorio Agostino (Chiavari). Inevitabile che lex sindaco di Cogorno faccia il tifo per i rappresentanti del centrodestra, ma il suo invito va oltre il semplice spirito di appartenenza.
Garibaldi, perché votare per forza Levaggi e Campodonico?
«Perché sono gli unici in grado di essere, una volta eletti, i sindaci di tutti i chiavaresi e i rapallesi. Anzi, lo sono già ora».
Cosa intende?
«Che entrambe sono persone capaci di rappresentare anche forze diverse da quelle che rappresentavano al primo turno».
Invece Agostino e Costa no? Perché?
«Il primo ha sempre dimostrato di non saper ascoltare gli altri, di decidere sempre tutto da solo. E magari adesso in campagna elettorale si fa vedere. Costa invece ha già messo insieme il diavolo e lacquasanta per andare avanti, ma soprattutto ha dietro di sé persone che non hanno a cuore linteresse di Rapallo, ma puntano a battaglie personali».
Si riferisce mica a Armando Ezio Capurro?
«Lui è il vero sostenitore di Costa. Ed è una persona che da quando siede tra i banchi del consiglio regionale non ha mai lavorato per il bene di Rapallo ma solo per portare avanti la sua battaglia contro Campodonico».
La mette giù dura...
«Capurro, che pure è un amico ma è anche una persona molto particolare, credo sia più capace a lavorare contro qualcuno che per qualcuno».
E quindi anche lei fa un appello contro Costa/Capurro e contro Agostino?
«No, anzi, faccio un appello perché passino due sindaci in grado di lavorare per tutti. E di parlare confrontarsi anche a chi non li ha votati».
Quindi chiede i voti anche al Pd?
«Certamente. Perché no? A Chiavari in particolare, dove sento dire che qualcuno nel Pd vorrebbe la vittoria di Agostino nella convinzione che tra sei mesi potrebbe essere costretto a dimettersi per motivi legati a procedimenti giudiziari».
Non è carino, ma strategicamente ci può stare.
«Invece è proprio quello che i cittadini non vogliono. Bisogna riaffermare la vittoria della politica. Non si può usare la giustizia per ottenere quello che la democrazia non concede.
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