Sarà anche un «ex», ma non ci sta a vedersi smantellare un reparto che considera un gioiellino, un esempio di sanità che funziona e che sta per essere cancellato con un colpo di spending review. D'altra parte, Gianluca Giuliano è un cardiologo che, prima al Celesia e poi al Gallino, ha passato gran parte della sua carriera. «Sono in pensione, ma conosco la squadra dei medici della Cardiologia e so che sarebbe una perdita vera disperdere il personale che opera a Pontedecimo». Ma tant'è, le ragioni del risparmio hanno sentenziato che la Cardiologia dell'ospedale Gallino va chiusa. Poco importa che i cardiologi che vi lavorano siano inviati dalla stessa Asl 3 a fare corsi di aggiornamento al personale, o che la classifica ministeriale abbia inserito il reparto tra quelli di ottimo livello. Il progetto della Regione è chiudere la degenza del reparto e lasciare solo l'ambulatorio, spostando il personale in altri presidi. Si tratta però dell'unico reparto di cardiologia della Valpolcevera che ha un bacino di utenza di almeno 100mila abitanti. E chi lo difende non vuole passare per campanilista, ma adduce ragioni anche economiche che tuttavia la Regione sembra non voler prendere in considerazione. «Non c'è solo l'infarto - spiega Giuliano - e il paziente colpito viene portato o a San Martino, o al Galliera o a Villa Scassi dove vengono effettuati gli interventi di angioplastica coronarica. Poi, però, questi pazienti hanno bisogno di altri e frequenti ricoveri per scompensi cardiaci, aritmie o altre conseguenze della malattia cardiaca e qui entra in gioco un reparto come quello del Gallino». Dotato di 4 letti di terapia post intensiva e 8 di ricovero, nel reparto è garantita la guardia medica cardiologica 24 ore su 24, c'è una sala radiologica per l'impianto di stimolatori cardiaci e un personale sempre pronto alle emergenze che si dovessero creare.
«L'assessore Montaldo ha avuto il coraggio di dire che è un reparto pericoloso - attacca il cardiologo - ma nessuno è mai morto da noi... e allora? Poi dovrebbero spiegare dove stanno i risparmi visto che il personale non lo possono mica licenziare, ma lo trasferiscono e dunque continuano a pagare gli stipendi».
Ma c'è di più. «La decisione della Regione fa anche a pugni con la logica: perché chiudere al Gallino e tenere aperto lo stesso reparto a Sestri Ponente, a soli due chilometri da Villa Scassi dove ci sono per di più anche molte difficoltà di traffico e di posteggio?». Si dice che a pensar male si fa peccato, ma viene in mente che Sestri Ponente è un feudo rosso, una roccaforte di voti per la sinistra al potere in Regione e dunque se c'è da tagliare magari si taglia dove fa meno male alle urne.
Non va sottovalutato anche un altro dato «di cassa»: il reparto del Gallino è stato ristrutturato cinque anni fa, quindi è nuovo, e per trasformarlo in un reparto di Medicina si dovranno spendere altri soldi. Ma qui della spending review ce ne facciamo un baffo.
La proposta che lancia Giuliano è di portare al Gallino l'unico servizio non ancora presente cioè l'Aritmologia consentendo così al Gallino di essere reinserito a pieno titolo nel comparto dell'urgenza del 118 con il relativo «scarico di lavoro» che grava sui pronto soccorso degli ospedali maggiori.
«Con ciò si otterrebbe un certo risparmio al contrario della trasformazione dell'attuale reparto cardiologico in medico come è invece preventivato - conclude Giuliano - che a parte gli inevitabili costi di ristrutturazione, visto che per la medicina bisognerebbe almeno rifare la sala di terapia intensiva che è a quattro posti e senza bagno, non porterebbe ad alcuna riduzione delle spese: quelle correnti per personale e gestione alberghiera resterebbero invariate, sarebbero penalizzati solo i pazienti che potrebbero avere difficoltà a raggiungere altre realtà specialistiche».
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