Cronache

Il rettore «boccia» il prof e vuole la giustificazione

(...) E certo le istituzioni non possono dire di non averne avuto informazione fin da subito. Gli slogan più vergognosi sono proprio di fronte allo sbocco di via Montello, la strada quotidianamente sorvegliata dai carabinieri dopo che un anno fa vi era stato gambizzato Roberto Adinolfi. Impossibile che una pattuglia non abbia fatto immediato rapporto su quelle frasi inneggianti a Luigi Preiti che ha sparato contro i carabinieri a Palazzo Chigi e al rapinatore di Caserta che ha ucciso un appuntato in servizio. Eppure dopo tre giorni la scritta è ancora lì, a dimostrare quanto conti la sensibilità politica di chi amministra la città nei confronti di certe ideologie. Se il Giornale ha in completa solitudine denunciato queste scritte firmate con la sigla anarchica è altrettanto vero che ieri non c'è stato un solo esponente politico e un solo amministratore pubblico che abbia sentito il dovere di intervenire anche con un messaggio di condanna. Unica eccezione, la segreteria provinciale di Forza Nuova, che pure nel messaggio spiega di essere totalmente contraria alle soluzioni politiche di questi giorni, ma ancora più dura contro chi inneggia alla violenza.
E allora forse non è un caso neppure quello che ha svelato ieri il professore genovese Paolo Becchi. L'ideologo del Movimento 5 Stelle, travolto dalle polemiche di questi giorni per aver detto che non c'è da stupirsi se qualcuno imbraccia i fucili contro i politici, ha detto che ieri mattina, mentre andava alla sede Rai di Genova per partecipare in collegamento a una trasmissione, è stato fermato da molti concittadini che gli facevano i complimenti e lo invitavano a «non tornare indietro, a non mollare». E ha fatto notare come sul blog di Grillo, al post in cui il movimento prendeva le distanze dalle sue parole c'erano «più di 700 risposte, e solo 4-5 erano contro» le parole del prof. Insomma, se lui stesso ha definito «inappropriate» le parole sui fucili, resta troppo forte l'adesione morale a concetti che mettono i brividi. E Genova si conferma culla delle peggiori ideologie.
Le esternazioni di Becchi hanno fatto riflettere anche Giacomo Deferrari, il rettore dell'Ateneo genovese, interviene sulla polemica di questi giorni. «Il professor Becchi, prima di parlare, dovrebbe accendere il cervello - boccia senza mezzi termini le frasi del docente universitario -. Sono sicuro che quello che ha detto e che è stato capito non corrisponde al suo pensiero. Era una battuta, ma una battuta sbagliata e fuori luogo. Doveva pensare a quello che diceva anche se è andato oltre quelle che erano le sue intenzioni».
Il rettore ha anche una spiegazione logica a quello che è successo. «L'ho visto anche nel corso della trasmissione di Santoro, con il direttore del Giornale Sallusti. Era chiaramento a disagio, è stato preso in contropiede - è l'interpretazione di Deferrari -. Ripeto che le sue idee non sono le mie, che ha sbagliato, ma va anche detto che non è molto pratico di mezzi di comunicazione. O meglio è solo da sei mesi che va spesso in tv e alla radio. E comunque deve stare molto più attento».
La reprimenda del rettore arriva da chi rappresenta l'università e deve evitare che l'intero ateneo possa essere in qualche modo coinvolto nella polemica. «Il professor Becchi non ha mai dato alcun tipo di problema all'università. In aula è sempre inappuntabile, non coinvolge mai il lavoro con le proprie idee. E poi è assolutamente contrario alla violenza», assicura Deferrari. Che però non lascerà cadere nel nulla questa improvvida sortita del prof. «Riascolteremo le registrazioni con attenzione per capire esattamente quello che ha detto - spiega il rettore -. Poi lo chiamerò e gli parlerò. Mi è già capitato di farlo 3 o 4 mesi fa. Lo richiamerò a una maggiore attenzione, perché non parla in un salotto tra amici ma le sue espressioni possono essere interpretate in maniera distorta.

Non credo che si andrà oltre a questo, anche perché in ateneo non usiamo metodi da regimi sudamericani nei confronti delle diverse idee». Chi quei metodi li usa è chi inneggia a Preiti o a chi usa la violenza in politica

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