«Rischio epidemie, chiudiamo via Triboniano»

«Rischio epidemie, chiudiamo via Triboniano»

Andrea Fontana

Milletrecento firme per dire basta al campo rom di via Triboniano. Milletrecento cittadini ne chiedono lo sgombero «urgente e completo» e rifiutano anche il piano di ristrutturazione dell’area, per il quale Palazzo Marino ha già stanziato un milione di euro. Degrado igienico-sanitario, furti, scippi e qualche aggressione: chi vive nella zona si sente sotto assedio, lo dimostra il filo spinato tirato intorno a qualche cortile e il fucile in spalla con cui un settantenne sorveglia la propria casa e la propria officina.
«Gli abitanti, i lavoratori e i commercianti del quartiere Certosa-Garegnano sono stanchi ed esasperati dal perdurare di questa insostenibile situazione» dice Flavio Boselli, presidente del comitato Lago dei Tigli, leggendo la petizione che sarà presentata al sindaco Gabriele Albertini, al prefetto Bruno Ferrante e al questore Paolo Scarpis. «Rischio epidemia» alza i toni Laura Molteni, consigliere comunale della Lega nord, che sostiene la protesta e minaccia un’interpellanza parlamentare e, addirittura, una denuncia per omissione di atti d’ufficio.
Lo sgombero e la risistemazione del campo per settori, previsto nel piano di Palazzo Marino, non piace proprio: le vie di accesso all’area sono difficilmente controllabili dalle forze dell’ordine, dicono gli abitanti, così come inarrestabile è il numero di ospiti della baraccopoli che supera notevolmente i 278 posti consentiti. «La giunta ha stabilito diversamente. Le gare d’appalto sono già state espletate e la ditta è pronta ad effettuare i lavori. Aspettiamo solo che il questore sgomberi l’area occupata abusivamente» risponde fermo l’assessore alla sicurezza, Guido Manca, assicurando «un’organizzazione ferrea» per la nuova struttura di via Triboniano.
Ma è proprio la questione sicurezza a preoccupare di più il quartiere, soprattutto dopo gli ultimi episodi estivi: i volontari del Sos di Novate aggrediti a luglio, il parroco della Certosa malmenato in casa da tre persone entrate in canonica di notte, probabilmente per rubare. «Vivo lì da sempre. Ma adesso, alla sera, quando sento qualche rumore, scendo in cortile con un fucile da caccia» spiega Giovanni Spinella, proprietario di una tornitura di precisione. «Qualche volta sarò costretto a sparare» aggiunge rassegnato. E la convinzione che, presto o tardi, si arriverà ad episodi da cronaca nera è condivisa da molti.


Campo risistemato o no, dunque per i cittadini il problema rimarrebbe. Per i Ds invece il nodo della questione sta nella dimensione della baraccopoli: campi più piccoli, dicono, «sarebbero maggiormente controllabili e gestibili».

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