(...) Magari sotto forma di maxi mutuo da decine di milioni di euro, unottantina in tutto. Il problema è concentrato nella vicenda della dismissione degli immobili di Quarto, che da soli rappresentano 32 milioni e mezzo di entrate. Larea in cui sorge lex ospedale psichiatrico e dove tuttora la Asl occupa uffici e ambulatori, fa parte di un pacchetto di «gioielli di famiglia» che la Regione ha deciso di vendere per fare cassa, per non dire che i suoi conti sballano. Proprio con la promessa di far rientrare questi soldi, la giunta di Claudio Burlando ha ottenuto di «rinviare» la vera chiusura del bilancio a fine maggio. Ha insomma ottenuto una sorta di proroga tecnica per fare in modo che arrivino davvero 80 milioni. A guardare le carte, tra laltro, sembra che non ci siano dubbi sulloperazione, visto che il contratto di compravendita è già firmato. I problemi nascono dal fatto che il compratore è Arte, le cui casse non dovrebbero essere così piene di euro da pagare il conto senza battere ciglio.
Al di là dellartificio contabile, con la Regione che si fa dare i soldi da una sua azienda, cè da capire come saltino fuori questi soldi. Chiaramente se loperazione dovesse fallire, si aprirebbe un clamoroso buco nelle casse di piazza De Ferrari. Ma come potrebbe Arte trovare i soldi? Magari accendendo un mutuo. Ma, nel caso, a che tasso di interesse? Cioè quanto costerebbe alla collettività un trucchetto del genere?
Questi dubbi non possono lasciare tranquillo lassessore regionale al Bilancio Pippo Rossetti. Ma soprattutto portano alla luce lennesima gestione approssimativa del patrimonio pubblico. Perché nellarea di Quarto era stato già venduto (alla Valcomp) il pezzo più pregiato: lex ospedale con gli spazi antistanti. Poi, a Natale 2010, la Regione aveva deciso di fare cassa anche con il resto delle palazzine, nelle quali aveva esattamente un anno prima investito diversi milioni in ristrutturazioni. Soldi buttati via, ma anche qui, si potrebbe chiudere un occhio.
Il problema più grave è che, dopo aver deciso (dicembre 2010) di vendere, la Regione lascia passare ancora undici mesi. La storia la ricostruisce giorno per giorno il consigliere Lorenzo Pellerano, della Lista Biasotti che, carte alla mano, scova nelle lettere tra giunta e dirigenti le prove di una gestione poco attenta della cosa. «Solo nel novembre 2011 - fa notare Pellerano - il segretario generale della Regione si pone il problema di chiedere lautorizzazione allalienazione dei beni. E qui arrivano le sorprese. A stretto giro di posta, una settimana dopo, esattamente il 22 novembre, arriva la risposta della Asl 3, che nel dettaglio smonta le idee della giunta». Intanto esclude dallelenco dei beni vendibili alcune palazzine. Ecco già che i soldi attesi diminuiscono, circa 5 milioni in meno. Ma soprattutto, con edifici destinati ad ambulatori e uffici Asl in mezzo, anche lappetibilità economica delle altre strutture si riduce.
«La cosa peggiore - aggiunge Pellerano - è che la Asl dimostra che senza quelle strutture dovrà trovare sedi alternative. E qui ci sarebbero due soluzioni. La prima prevede lacquisto di nuovi edifici, cosa che costerebbe alla Regione 13 milioni e 250mila euro facendo scendere a poco più di 60 milioni il bottino per le casse regionali. La seconda, laffitto dei locali. Ma anche in questo caso il conto sarebbe salato. La stessa Asl spiega che servirebbero più di due milioni per le ristrutturazioni e 550mila euro lanno di affitto. Ma davvero sarebbe così conveniente fare tutto ciò?».
La domanda di Lorenzo Pellerano peraltro prescinde dalla prima e più grave considerazione. Anche per cifre molto inferiori agli 80 milioni inizialmente stimati, resta la necessità per Arte di trovare tutti i soldi in due mesi. Sennò qualche bilancio salta. E comunque, alla fine, il botto grosso lo farebbe la Regione. Che di progetti a vuoto ne ha già fatti diversi. Basti pensare al fallimento della promessa piastra ambulatoriale di Pegli.
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