Vendita Ansaldo Energia, Finmeccanica decide di non decidere

La scelta più opportuna? Spostare la decisione più avanti, forse a gennaio, forse ancora più in là: è questo, in estrema sintesi, quanto è scaturito dalla riunione di ieri del Consiglio di amministrazione di Finmeccanica, che doveva esprimersi sui potenziali acquirenti di Ansaldo Energia che la capogruppo pubblica ha deciso di vendere. Il consiglio ha esaminato le offerte, ma l'amministratore delegato Giuseppe Orsi ha precisato di non volere una vendita «affannata», lasciando intendere che ci vorrà tempo per una decisione definitiva. I pretendenti sono tre: la cordata italiana guidata da Fsi-Fondo strategico italiano, pronta a rilevare subito il 55% in quota Finmeccanica; la tedesca Siemens, su cui di recente si erano levate voci di ritirata dalla trattativa; i coreani della Doosan che metterebbero a disposizione molte risorse finanziarie.
Ma è proprio sulle tante «voci» e sugli altrettanti «condizionali» che Maurizio Zipponi, responsabile nazionale Lavoro di Italia dei valori, ieri a Genova per incontrarsi e consultarsi con la capogruppo in Regione Maruska Piredda, trova molto da eccepire: «Non c'è trasparenza - sottolinea -, da parte di Finmeccanica, non ci vengono detti i criteri per decidere. La stessa cifra offerta da Siemens, 1.3 miliardi di euro per il 110 per cento della società, è al lordo dell'indebitamento, quindi si rivela meno favorevole di quella della cordata italiana, che è composta da industriali di filiera, in grado di valorizzare Ansaldo Energia».

La conclusione di Zipponi e Piredda, che riconoscono «il ruolo incisivo del cardinale Angelo Bagnasco nel sollecitare una soluzione adeguata all'economia e alla tutela dei posti di lavoro», è lapidaria: «Finmeccanica, per scegliere bene, deve verificare piano industriale, ricadute occupazionali su diretto e indotto, investimenti e prezzo effettivamente pagato. Ma finora siamo nel porto delle nebbie!».

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