(...) con 5 in condotta, mentre il 2011 è stato lanno di Sanguisughe e delle follie del sistema pensionistico, a partire dalla storia del deputato che prende 3108 euro al mese per un solo giorno di mandato parlamentare, finita persino nella canzone vincitrice del Festival di Sanremo, Non è linferno di Emma: «Se sapesse quanto è difficile il pensiero/che per un giorno di lavoro/cè ancora chi ha più diritti di chi ha creduto/ nel Paese del futuro». Se gli danno anche i diritti della Siae, Giordano diventa miliardario.
Questanno, tocca a Spudorati (Mondadori, 18 euro), appena arrivato nelle librerie per raccontare «La grande beffa dei costi della politica: false promesse e verità nascoste». E le istruzioni per luso sono quelle di sempre: è un libro che va letto con massicce dosi di Alka Seltzer sul comodino, perchè contiene tante e tali di quelle notizie capaci di guastare la digestione persino ai fachiri abituati ad ingerire pezzi di vetro. E, allo stesso modo, in qualche pagina, ad esempio alla 25, cè qualche erroruccio come lostinazione a ribattezzare «Rino Piscitelli» lex parlamentare Rino Piscitello, già riscontrato in Sanguisughe. Così come, a pagina 34, sarebbe giusto ricordare che nella storia dItalia cè stato un parlamentare missino, Enrico Endrich, che rifiutò il vitalizio e come lui fecero i suoi familiari, che non hanno mai voluto sapere nulla nemmeno della reversibilità. Oppure, quando se la prende con i figli di Bossi e Di Pietro consiglieri regionali di Lombardia e Molise, lindignazione di Giordano è sacrosanta. Ma va precisato che si tratta di eletti con le preferenze. E, quindi, lo scandalo è quantomeno dimezzato. Ma sono pagliuzze, mentre le travi stanno tutte nella politica. Così come è una pagliuzza leccesso di demagogia antipolitica, che a mio parere è lunico difetto del libro.
Eppure, non è sempre colpa di Giordano, ma della politica che fa di tutto per creare antipolitica. Pensate al caso dei monogruppi nelle Regioni, gruppi composti da un solo componente, con dotazioni, soldi e indennità supplementari come per i capigruppo veri. In Regione Liguria, per una volta, siamo quasi virtuosi, con un solo monogruppo, quello del rappresentante vendoliano di Sel Matteo Rossi. Ma in tutta Italia sono 75: in Piemonte 7 su 13; in Basilicata 7 su 11; nelle Marche 9 su 15; in Molise 9 su 16, cifra a cui va aggiunto il fatto che su 30 consiglieri regionali 16 sono capigruppo, probabilmente un record mondiale, come fa giustamente notare Giordano. E, fra laltro, ci sono particolari esilaranti: ad esempio, in Piemonte ci sono per il governatore sia il monogruppo «Lambientalista per Cota» che quello «Pensionati per Cota»), ma anche la sua antagonista nonchè predecessora Mercedes Bresso ha «Insieme per Bresso» e «Uniti per Bresso», due monogruppi ovviamente, nè insieme, nè uniti. Oppure, nelle Marche, il governatore Spacca riesce ad essere contemporaneamente presidente della Regione, consigliere regionale e capogruppo. Uno e trino, come un altro prima di lui. Insomma, come al solito, i libri di Giordano sono un viaggio negli scandali dimenticati italiani, quelli nei confronti dei quali rischiamo di essere mitridatizzati, abituati a sempre maggiori dosi di veleno, senza quasi più rendercene conto. Eppure, si tratta di servizio pubblico, nel senso vero della parola, visto che alcune delle denunce di Mario hanno portato alla cancellazione di osceni privilegi.
E così, come abbiamo fatto in altri libri, passiamo a una visita guidata attraverso i personaggi liguri o che hanno a che fare in qualche modo con la Liguria nelle pagine di Spudorati. Un viaggio che sarà necessariamente a puntate, dato che, drammaticamente, Giordano fornisce materiale abbondante.
E, visto che siamo freschi di visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, partiamo da pagina 56 dove si ricorda che, dopo lalluvione la Provincia della Spezia ha proposto di assumere 50 consulenti: «Perfetto, no? - chiosa Giordano - Non ci sono soldi per mettere in sicurezza il territorio, ma per pagare inondazioni di carte, eccome, se i soldi si trovano». E il tema ritorna di fronte alle lamentele della Regione Liguria per la carenza di soldi per prevenire lalluvione. Tanto che Giordano fa domande molto interessanti: «Se è vero che la Regione Liguria è senza soldi, perchè, mentre il suo territorio frana dappertutto, spende 17,2 milioni di euro per costruire una nuova sede amministrativa allAsl3 in via Degola?». E anche qui, cè il ruolo sociale delle denunce: perchè, grazie agli articoli del Giornale e alla battaglia dei capigruppi pidiellino e biasottiano Matteo Rosso e Aldo Siri, quello spreco è sventato.
Ma Giordano è curioso e continua con le domande impertinenti: «Se non ci sono soldi per sistemare il territorio, perchè ce ne sono per sistemare le scrivanie dei dirigenti? Fra laltro, nel 2010, la Regione aveva distribuito quasi 80mila euro nella zona di La Spezia. Soltanto che quei soldi non erano destinati alla tutela dei paesi, macchè. Erano destinati alla tutela degli ultimi ululoni dal ventre giallo, coloratissime rane capaci di gracidare anche quaranta volte al minuto e molto diffuse nella zona. E 4000 euro erano stati offerti anche alla Notte dei rospi, proprio a Sarzana, al confine con la Toscana, vicino alla montagna che poi è venuta giù, con buona pace dei rospi, della loro notte e dellululone dal ventre giallo».
Domani continuiamo con questo florilegio di sprechi e personaggi liguri, alcuni dei quali abbiamo conosciuto nella galleria di denunce delle nostre pagine. Ecco, il ruolo sociale di denunce come quelle di Giordano e del Giornale è proprio questo. Non ingoiare più rospi. Nè di giorno, nè di notte.
(1-continua)
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