(...) insieme a tutti i capigruppo. Parole di fuoco. È la prima rivolta pacifica. L'assemblea dei «cantunè» poi si sposta in piazza, davanti all'ingresso riservato al pubblico. Sono tutti uniti, come non si vedeva dagli anni Settanta. Assente il rappresentante sindacale dell'area Cgil. Ci sono pure alcuni loro colleghi in divisa, in servizio di guardia alla Sala Rossa. È una riunione libera, democratica, spontanea, non organizzata, né studiata a tavolino da poteri forti e sindacato. Ognuno dice la sua.
Ore 15.40. Arriva la decisione di una nuova «invasione». Tutti tornano a sedere sugli spalti riservati al pubblico. Però la situazione precipita, quando parla di nuovo il primo cittadino. Il presidente del consiglio, Giorgio Guerello, è costretto a sospendere la seduta consiliare. I vigili urbani «arrestano» un'altra volta il sindaco, che con le sue parole scatena la rabbia con quegli insulti ai politici che governano Tursi: «Tutti i dipendenti comunali sono uguali, ma diversi». Gli rispondono: «Sì, prova a venire in pattuglia con noi di notte». In ballo ci sono integrativi e premi per straordinari, festivi, ore serali e notturne, progetti concordati e lavorati, ma non ancora pagati. «Il punto è che siamo trattati come lavoratori di serie B - spiega uno dei cantunè in rivolta - anche se si volessero fare soltanto i conti della serva, il Comune mi deve più o meno 2500 euro, che non ha ancora pagato. Invece, quando vado a comprare la carne o il pane per me e i miei figli, ogni giorno devo pagare. Altrimenti non si mangia». La media dello stipendio per un agente è intorno ai 1300/1400 euro al mese. Gli ufficiali ovvero i funzionari ne prendono circa 1700/1800. I capi-dirigenti più del triplo: «Come per altri settori del Comune, c'è una sperequazione tra dirigenti e lavoratori. Inoltre, abbiamo lavorato e non ci hanno ancora pagato i soldi dovuti, ma per i costi della politica, degli assessori e dei dirigenti non badano a spese».
Ore 16.05. Se L'avvocato sospende e rimane inchiodato con imbarazzo sulla poltrona, il prof. scatta in piedi e allunga il passo verso gli spalti infuocati. Qualcuno lo definisce un atto di coraggio. Altri una mossa furba per non far ulteriormente degenerare le urla sulla sua persona: «Doria, hai un cognome di m...». Il primo cittadino s'intrufola tra i rivoltosi e viene «arrestato» quasi per davvero.
Ore 16.15. È accerchiato dai suoi stessi vigili urbani. Donne e uomini gli urlano addosso quello che Cgil e altre sigle sindacali non sono stati in grado di cogliere. Poi lo «liberano» dopo un'oretta di trattative e «dialogo civile». L'assemblea dei «cantunè» torna in piazza e la platea in Sala Rossa rimane vuota. Faranno lo sciopero degli straordinari. Bloccheranno il traffico al Salone Nautico facendo avanti e indietro sulle strisce pedonali. Manterranno soltanto i servizi essenziali. Lasceranno le auto rotte dal meccanico. Ci sarà lo stop o una drastica riduzione delle pattuglie notturne. Sarà indetto uno sciopero per sabato 13. «Da domani siamo pronti a discutere e a sederci al tavolo con i vigili urbani, tenuto conto della mancata accettazione, da parte dell'assemblea dei lavoratori, della bozza di accordo siglata dalle organizzazioni sindacali - dice Doria -.
«Vogliamo un impegno scritto, non ci fidiamo» replicano i vigili».
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