Zingaretti indaga sul nazismo

Zingaretti indaga sul nazismo

Luca Zingaretti regista e interprete de «La torre d'avorio» di Ronald Harwood, spettacolo con il quale l'attore orna a teatro dopo la lunga parentesi televisiva e cinematografica. Luca Zingaretti nella divisa del maggiore statunitense Arnold e Massimo De Francovich nel ruolo del direttore d'orchestra Wilhelm Furtwängler, sono i protagonisti dell'opera nella quale il britannico Ronald Harwood (premio Oscar per la sceneggiatura de «Il pianista» di Roman Polasky) porta sulla scena il rebus morale dell'autonomia dell'arte di fronte alla politica. Berlino 1946. È il momento della caccia ai sostenitori del caduto regime hitleriano. Gli alleati hanno bisogno di casi esemplari che diano risonanza all'iniziativa. Viene così convocato, nel quadro di una indagine sulla sua presunta collaborazione con la dittatura, il più illustre esponente dell'alta cultura tedesca, vale a dire Wilhelm Furtwängler, universalmente acclamato, con Arturo Toscanini, come il maggiore direttore d'orchestra della prima metà del secolo. Inizia così un interrogatorio che il commediografo Ronald Harwood - ebreo e appassionato di musica - ricostruisce in modo molto libero, andando però sempre al cuore del problema.
Da una parte, il rozzo maggiore Arnold; dall'altra, uno dei più raffinati artisti del Novecento. I due non si capiscono perché parlano linguaggi diversi. Furtwängler non era stato nazista. Anzi, sovente non aveva nascosto di detestare la politica del Terzo Reich e non aveva mai preso la tessera del partito. Ma la sua colpa nasce dal fatto che, a differenza di molti illustri intellettuali suoi connazionali, egli era rimasto in patria e aveva svolto la sua attività in condizioni privilegiate. A suo dire, aveva scelto, pur in quei tempi durissimi, di tenere accesa la fiaccola dell'arte e della cultura, convinto che questa non avesse connotazione politica. Era stato comunque attento a non compromettersi e in una occasione famosa (e fotografata) aveva anche evitato di stringere la mano a Hitler, continuando a impugnare la bacchetta con la destra. Ma ora i vincitori vogliono, se possibile, far crollare anche questo superstite mito della superiorità germanica. Per questo, essi affidano l'indagine a un maggiore dell'esercito che detesta la musica classica, venditore di polizze assicurative nella vita civile e quindi molto sospettoso nei confronti del prossimo.

Chi ha ragione? Ronald Harwood racconta l'incontro-scontro di questi due uomini, guardando il contegno di Furtwängler con gli occhi critici di una delle vittime del nazismo e la tracotanza del maggiore Arnold con quelli di chi ritiene che l'arte sia un bene supremo e irrinunciabile. In scena alla Corte da martedì 22 a domenica 27 gennaio.

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