Genovese derubata in Romagna, la borsa gliela ritrovano da Genova

Essere derubato è una delle peggiori sensazioni che si possano provare: ti senti in colpa e ti sembra di essere uno stupido. In compenso essere tirato fuori dai guai dalla telefonata che non ti saresti mai aspettato, come dice lo spot della carta di credito, non ha prezzo. Soprattutto se la chiamata è quella di un amico ligure che non senti da un sacco mentre tu, genovese, da tre anni abiti in Romagna per lavoro. Il guaio è successo a Milano Marittima, che negli ultimi 5 anni è diventata la Mecca del divertimento in Riviera superando Riccione. Sabato sera, un sacco e mezzo di gente. Non sono un appassionato del genere, ma è venuta a trovarmi la mia ragazza e allora dai, una botta di vita nel centro del divertimentificio adriatico ci sta tutta. Decidiamo di farci un giretto in risciò, uno di quei trabiccoli a pedali che ti fanno girare la città permettendoti allo stesso tempo di smaltire la cena a base di cappelletti. Tutto bellissimo, ma la musichetta stridente alla Hitchcock comincia a suonare 100 metri prima di riportare il carriolino al noleggio. La borsa. La borsa della mia ragazza con dentro il suo e il mio portafoglio, il cellulare, i documenti eccetera non c'è più. Era sul portapacchi anteriore ed è sparito. Se ci fosse caduto ce ne saremmo accorti: più probabile che l'abbia presa qualcuno, nella folla. Una specie di prestigiatore. Da quel momento è panico puro. Sopralluoghi a piedi e in auto, controlli in ogni cassonetto della spazzatura: della borsa, o di quel che ne resta, nessuna traccia. Il brutto è che il cellulare della mia morosa è bloccato dal pin: anche se una persona onesta lo trovasse, non potrebbe chiamare nessuno dei numeri in rubrica. Quante possibilità ci saranno che qualcuno ritrovi tutto e ci rimandi indietro la roba? Ormai sono le tre, torniamo a casa e non ci diciamo una parola. Mattina dopo. Il cellulare mi sveglia dal solito sogno stupidissimo e inquieto (la notizia del furto della borsa era finita nella pagina principale del sito della Gazzetta dello Sport, pensa un po'). È l'amico genovese che da qualche mese non trovo occasione di andare a trovare. Cosa vorrà la domenica mattina? «Pronto, ciao, Paolo, come va?» Glielo racconto del furto? Meglio di no, altrimenti mi deprimo il doppio. Non ce n'è bisogno, in realtà, perché del furto mi parla lui: «Tu e la tua ragazza ieri sera a Milano Marittima avete perso la borsa». Salto in piedi: come fai a saperlo? Facilissimo. Poco dopo il furto due turiste hanno trovato la borsa su un marciapiede del centro, con tutta la roba spantegata per terra. Dentro c'era un'agendina telefonica e hanno cominciato a chiamare un numero dopo l'altro. Ma certo, l'agendina con i numeri di lavoro, roba vecchia di anni, gente che per il 90 per cento non si ricorda neanche di me. Però il destino ha voluto che lì dentro ci fosse anche il numero dell'amico genovese, l'unico a rispondere alla chiamata.

«Ti dò il numero di questa signora che ha ritrovato tutto, chiamala!» E così torniamo sul luogo del delitto per riprenderci il maltolto: mancano i soldi, ovviamente, ma tutto il resto c'è. Meno male che esistono ancora le persone oneste e le agendine di carta.

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