«Genovesi, benvenuti nel nostro Eden»

«Genovesi, benvenuti nel nostro Eden»

Ai loro concerti genovesi i ragazzi «nostrani» sembrano moltiplicati. I Subsonica sono la calamita che fa convergere in un sol punto la sparuta gioventù genovese. Così avvenne al Cep di Prà in una serata tutta ricordare (anche per le polemiche che ne seguirono a causa di rumori «eccessivi») e così avverrà al «105 Stadium» a Fiumara il prossimo 2 aprile, almeno secondo le prevendite.
Il pubblico vuole sentire dal vivo le nuove canzoni di «Eden», album uscito a inizio mese, vitale e colorato, che si presenta come un percorso di stati d’animo, con undici canzoni tutte completamente differenti tra loro, sostenute da una maturità stilistica che non tradisce l’inconfondibile matrice della band. Basta malinconie, «Eden» apre lo spiraglio al sole attraverso «risvegli» delicati e camminando «tra gli insetti e il vento» come il risveglio dell’adolescenza. E poi ci sono i «paradisi gonfiabili» dell’Italia di oggi e come in ogni Eden c’è anche «Il serpente», con le sue tentazioni, ci sono (o forse no?) «L’Angelo» e «Il Diluvio» che diventa in questo caso uno tsunami d’amore. La tappa genovese del tour dei Subsonica, quindi sarà questo e molto di più.
Com’è il pubblico genovese che attende la band? Lo chiediamo a Davide Dileo, meglio noto come Boosta, tastierista e fondatore dei Subsonica, dj, produttore, scrittore, compositore, presentatore televisivo, presentatore radiofonico, cantante, musicista.
«È un pubblico avido, nell’accezione migliore del termine... Chiede tanto e meriterebbe tanto...»
... invece?
«Invece Genova è una città che, pur avendo tantissime potenzialità, dà poco ai giovani quindi quando arriva qualcosa di bello i ragazzi arrivano».
Però a Genova c’è un vostro fan che tanto ragazzo non lo è più: don Andrea Gallo.
«Eh! Don Gallo è il più ragazzo di tutti noi, è uomo fra gli uomini e ha fatto tantissimo, ha fatto quello di cui si dovrebbero occupare le istituzioni, invece l’ha fatto lui».
Dopo il concerto al Cep di Prà è arrivata all’organizzatore una denuncia per disturbo della quiete pubblica...
«È tipico dell’Italia, non c’è unione d’intenti, voglia di far crescere i quartieri, riappropriarsi del territorio, per non dare spazio alla criminalità, che vive nel buio, nel silenzio. Al contrario dare modo ai ragazzi di uscire alla sera e di bere una birra o sentire un concerto è un modo di rendere più vivibile le nostre città».
Il vostro palco è sempre una sorpresa. Lo sarà anche questa volta?
«Sì, molto. Il palco sarà molto affascinante. Ci siamo noi cinque fermi al centro e tutto intorno... sarà da vedere!».


E il concerto?
«Sarà corposo: due ore tra canzoni vecchie e nuove, che nascono come sempre dai nostri cinque diversi stati d’animo, quindi anche l’ultimo disco è molto vario, attento a quello che accade». Un invito a fare due passi nell’Eden...

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