Tra la gente rimasta fuori: "È strapieno, non si passa"

Tra la gente rimasta fuori: "È strapieno, non si passa"

Giuliano Ferrara sarà anche rimasto in mutande ma, ci perdoni il giornalista che tiene sul tavolo Gli scritti politici di Kant, nonostante la sua mole fisica e intellettuale, le sue mutande al Teatro Dal Verme dovevano essere ancora più grandi per contenere più gente, perché è bastato arrivare con mezz’ora di ritardo e... tutti fuori. «Questioni di sicurezza. Il teatro è stracolmo» ripetono i poliziotti che, spalla a spalla, formano un cordone inflessibile. Bloccano troupe televisive, reporter, assistenti di politici e un uomo alto in giacca blu. «Il suo nome?» chiedono. «Mi chiamo Stefano Pillitteri». «Professione?». «Assessore comunale, nonché uno dei promotori della manifestazione».
Deve aspettare anche lui. Fuori il vicedirettore del Giornale Nicola Porro, i giornalisti del Foglio, un amico personale di Iva Zanicchi. Insomma per una volta anche la piazza di destra è «fuori»: cioè c’è e non si arrende. Dall’altoparlante scorrono gli interventi dentro il teatro: quelli «fuori» applaudono e sono in tanti. Ordinati e composti. Uno grida: «Diteci cosa fa Napolitano!». Qualcuno insiste: «Ci faccia entrare. Siamo venuti per il nostro presidente, che non smetta di fare politica. Noi lo sosterremo sempre».
Una donna con un berretto di pelo tipo coniglio, da dove spunta un ciuffo carota, osa far eco: «Lo sostenete al di là della morale?». Un uomo con il Giornale in mano consiglia: «Signora, forse è meglio che invece di parlare, ascolti. Ha pure i cappelli rossi, lei, come la Boccassini, non è che viene qui a portare... - fa le corna - poca fortuna?». Verso mezzogiorno un poliziotto esclama: «I giornalisti che si possono identificare con il tesserino professionale, passino». «No!» sbottano alcuni che il tesserino in tasca non lo portano mai.
Esce dal teatro il consigliere dell’Antitrust Antonio Pilati. «Devo andare - si rivolge a un poliziotto - lascio il posto a una signora che è fuori!». No, non si può. La signora, che è una giornalista, protesta: «Ma cos’è? È già arrivata la SovietGestapo?». Tutti ridono. Una ragazza commenta: «Ne approfittano perché sanno che non trascendiamo mai. Rispettiamo l’ordine in qualsiasi tipo di manifestazione. E poi saremmo gli immorali per quelli che invece avrebbero già sfondato il cordone della polizia! Quelli che si fanno la morale a proprio uso e consumo, come se la morale fosse il vento».
Un giornalista del Foglio conversa con una signora che gli chiede: «Qui si parla tanto di questione morale.

Ma, visto che siamo in argomento, cosa ne pensa della condotta della moglie di Fini? Aspetti, come si chiama? Elisabetta Tulliani. Prima con Gaucci, ora con il presidente della Camera. Ci racconti». Il giornalista sorride e abbozza lì per lì una storia simpatica e surrealista, che un po’ di letteratura in piazza non guasta mai.

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