Gentile, il senatore che tifa tutto ciò che è azzurro

(...) in campo i ragazzi di Gasperini, che indossano un blu che è proprio blu, e lo mischiano addirittura al rosso vivo. Il Genoa proprio no, non lo sopporta. Ma almeno il senatore Gentile è coerente. La sua battaglia l’ha iniziata in tempi non sospetti, quando ancora il Grifone giocava per ben altri traguardi rispetto al «Ciuccio»o. Nell’anno della serie B vinta con i gol di Milito e Stellone, il senatore azzurro era tra i più convinti pubblici ministeri sportivi nell’invocare la serie C per la squadra «della valigetta». Al di sopra di ogni sospetto il suo intervento, visto che il Napoli se la giocava, perdendo, con l’Avellino, per conquistare la serie B. E guai a sospettare che nell’estate del pugno di ferro, quella precedente la stagione delle carezze con guanto di velluto per Calciopoli, Gentile appartenesse alla schiera di chi dalle disgrazie rossoblù osava sperare nell’apertura di una porticina di ripescaggio per il fu Napoli Calcio che sul campo aveva fallito la promozione.
Tantomeno oggi c’è da pensare che il senatore forzista abbia qualche secondo fine quando attacca, a più riprese, il Genoa che ogni domenica si macchia di soprusi sulle avversarie, grazie alla connivenza di arbitri scandalosi. Lui lo fa per senso di giustizia. E infatti snocciola le aggravanti. Il rigore non concesso al Verona e un gol, il primo di Coppola, che l’Italia intera non può tollerare dal momento che la palla ha varcato la linea di porta, stando al cronometro ufficiale di Sky tv, nell’istante in cui erano scaduti da ben quattro secondi i due minuti di recupero concessi nel primo tempo. Gentile, per chi non lo ricordasse, è lo stesso senatore che una decina di giorni fa aveva sottoscritto la richiesta di penalizzazione di tre punti contro il Genoa avanzata dal pm sportivo (e napoletano) per la storia dei bilanci del Como di quattro anni fa.
Il senso di giustizia di Gentile, si diceva, è quello che lo spingerebbe a non lasciar cadere altri particolari «sporchi» del calcio. Ieri, ad esempio, sarebbe tornato sull’argomento per completare le sue analisi. Non ce l’ha fatta perché purtroppo nel pomeriggio riprendevano quei lavori che in Senato erano sospesi dal 19 aprile e che tanto arretrato urgente avevano procurato agli inquilini della Camera Alta. Scusandosi tramite i suoi portavoce, è stato costretto a non rilasciare interviste, perché c’era da risolvere la grana della conversione in legge del decreto sui consigli giudiziari, o la delega al governo sugli enti di ricerca, e persino il recepimento di alcune direttive Ue. Roba che era in frigo da mesi e andava consumata preferibilmente entro la prossima esternazione pallonara.
Se avesse potuto, Gentile avrebbe sicuramente aggiunto che il Genoa in fondo aveva anche qualche attenuante come il gol valido non dato contro la Juve e il rigore non concesso pochi minuti dopo sempre contro i bianconeri. O avrebbe scaricato la sua ira contro i palesi favori arbitrali per il Nap..., cioè no, per l’Albinoleffe che è stato graziato e non ha visto espellere i suoi giocatori che protestavano per un inesistente rigore che avrebbe scippato gli «azzurri» di una vittoria sacrosanta.
No, nessun secondo fine. Gentile poi è nato a Cosenza, eletto a Cosenza. Con il Napoli non c’entra. O semmai, per voler proprio pensare male, occorre affidarsi a quel velenosetto di Alfredo Biondi. Che da buon avvocato e vicino di banco in Senato lo assolve, ma da tifoso e fine osservatore della politica lo iscrive a registro degli sfegatati: «Conosco bene Gentile, che è tale oltre che nel nome, anche nell’esercizio delle sue funzioni parlamentari - punzecchia l’Alfredo, senatore rossoblù prima che azzurro -. Il tifo si sa, è una malattia contagiosa che colpisce soprattutto nel settore dell’obiettività. Io sono tifoso del Genoa, ma non mi occupo di qualcosa come una svista arbitrale come quella che può essere accaduta a Torino contro la Juve o in altre circostanze. Fanno parte del calcio, vanno accettate. Perché un senatore eletto in Calabria si occupa del Napoli? Sarà perché si riconosce nella capitale del Regno delle due Sicilie».
Touché. E visto che nelle file forziste c’è anche l’ex onorevole quasi omonimo Gentilini, il bresciano che due anni fa tanto invocò tutela per il Genoa affossato dalla giustizia sportiva, Gentile un filo di tempo riesce a ritagliarselo. Almeno per mandare una mail. «Io amo la città di Genova e penso che il Genoa meriti abbondantemente la serie A - rincula il senatore -. Le mie considerazioni riguardavano una preoccupazione circa una possibile cattiva coscienza dei vertici del calcio che due anni fa punirono con un processo irregolare la squadra e la città. Ho espresso anche riserve su alcuni dirigenti che fanno calcio a Genova e le ribadisco, ma tifo affinché il Genoa accompagni il Napoli in serie A.

Se sono stato travisato chiedo scusa al Genoa e ai suoi tifosi: tifo affinché la squadra raggiunga la serie A e abbia una società di alto livello come merita, con persone pulite e preparate». A proposito, il senatore Gentile si firma come presidente del Napoli Club Parlamento.

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