Geometra di 70 anni al Polo sulle orme del generale Nobile

Il monzese Gianandrea Caravatti ha festeggiato gli 80 anni della Tenda Rossa volando sul punto in cui cadde il dirigibile «Italia»

Ottantuno, 14, 25 e 25. Non è la combinazione di una cassaforte o il numero di una linea erotica. Per Gianandrea Caravatti, geometra monzese con il vezzo dell’avventura, questi numeri sono invece le ragioni di un viaggio. Un’escursione in aeroplano sino al punto esatto dove Umberto Nobile cadde con il dirigibile «Italia» nel 1928: 81,14 gradi a nord, 25,25 gradi a est, appunto. Un luogo sperduto a ridosso del circolo polare artico dove il generale italiano sopravvisse con alcuni dei suoi compagni per sette settimane.
Un anno fa avevamo lasciato Caravatti, che il prossimo novembre raggiungerà le settanta primavere (portate magnificamente), in volo sopra i ghiacci del Polo Nord. Quest’anno lo ritroviamo poco distante. «In verità sono stato al Polo anche questa volta. Prima di arrivare al punto dove Nobile piazzò la mitica Tenda Rossa, mi sono concesso un bel volo di quasi otto ore da Longyear (nelle isole Svalbard ndr) al circolo polare: così sono diventato il primo italiano a raggiungerlo per due volte», dice fiero il geometra-pilota. Stavolta, a differenza dello scorso anno, niente trasvolata sino a Resolute Bay, Canada. «No, l’obiettivo era omaggiare Nobile per gli ottant’anni della sua sfortunata spedizione. Lo avevo promesso a degli amici norvegesi l’anno scorso».
I preparativi per il viaggio sono ormai quasi un rito, dopo più di trent’anni di voli. Prima la messa a punto dell’aereo, il piccolo bimotore, l’americano Piper, che Caravatti ha ribattezzato Marilyn. «Sì perché è bello e capriccioso come la Monroe», spiega. Cinque giorni di check up all’officina «Glassfaser» in val Brembo. Quindi la preparazione di tutto ciò che è necessario: viveri, carburante, fornelletto a gas, scarponi speciali, tenda e sacco a pelo. Più il telefono satellitare, ma niente fucile. «Tutti quelli che si avventurano fra i ghiacci dell’Artico lo portano. Serve in caso di attacco da parte degli orsi bianchi. Anche Nobile in un caso analogo si salvò grazie a un revolver. Ma io e il mio compagno di viaggio Pino (Penati, ristoratore ndr) non ce la sentivamo di portarcelo dietro», dice Caravatti.
La partenza è avvenuta il primo giugno da Bresso. Tre tappe intermedie (Lille, Bergen e Tromso) e poi l’approdo all’avamposto di Longyear, non lontano dalla base di Kings Bay, da dove partì Nobile nel 1928. Il 6 giugno il volo sul Polo Nord. «Rispetto all’anno scorso la temperatura era più alta. Non c’era il rischio che le ali si congelassero. Purtroppo, però, una volta arrivati al Polo la nebbia ci ha impedito una visuale migliore». Due giorni dopo il blitz sul «punto Nobile». Un volo di appena due ore e 26 minuti. «È la dimostrazione che il generale era davvero vicino al ritorno al campo base quando il suo dirigibile si schiantò sulla calotta polare». A impresa ultimata, Caravatti ha voluto portare i saluti degli orsi bianchi a un amico davvero speciale. «Con il telefono satellitare ho chiamato il sindaco di Monza, Marco Mariani. Era impegnato in una riunione della giunta, ma per una chiamata così particolare ha fatto un’eccezione», dice ridendo Caravatti. Il 13 giugno il geometra e il ristoratore hanno fatto ritorno a casa.
Difficile provare a indovinare la meta della prossima impresa.

Caravatti è stato praticamente in tutto il mondo. Che voglia tornare ancora al Polo Nord? «Eh, no. Troppo pericoloso. Io credo che ognuno di noi abbia tra le mani un ristretto numero di jolly da spendere nella vita. E io per il Polo ne ho fatti fuori già due».

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