da Mosca
«Non consiglierei a nessuno di parlare alla Russia usando un linguaggio di provocazioni e minacce». La frase pronunciata ieri dal leader del Cremlino Vladimir Putin ai deputati della Duma - che dibatteva le sanzioni economiche alla Georgia - riassume la posizione di Mosca sulla crisi con Tbilisi. Ma con quel «nessuno» la retorica putiniana spinge il riferimento lontano dal Caucaso, oltre le sponde dellAtlantico.
Non è infatti solo la questione del taglio delle comunicazioni con Tbilisi: il raggio delle preoccupazioni di Mosca è ben più ampio e si misura bene - dopo pochi minuti dalle parole di Putin - con un intervento del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a Strasburgo: la Russia «non vede motivi» per un ulteriore «allargamento della Nato» che rappresenta «la perpetuazione del vecchio approccio della politica dei blocchi», dice il capo della diplomazia russa. Un qualsiasi nesso tra crisi russo-georgiana e simpatie atlantiste di Tbilisi viene immediatamente respinto proprio dallAlleanza Atlantica, che minimizza. «Nessun legame dovrebbe essere fatto tra lintensificazione del dialogo con la Nato e gli eventi degli ultimi giorni», ha detto il portavoce James Appathurai, riferendosi al verticale peggioramento dei rapporti tra la Mosca e Tbilisi.
Lincrinatura dei rapporti con la Georgia intanto prosegue. Ieri un altro casinò - il Golden Palace di Mosca - a gestione georgiana è stato chiuso, dopo che ieri la capitale russa aveva messo i sigilli al popolare Kristall perché in mano a «criminali». E pensando alla quantità di ristoranti georgiani diffusi nel Paese di Putin, sorge qualche preoccupazione in più. Se il Cremlino archivia il modello «bipolare» come «roba da epoca sovietica» e preferisce prefigurare equilibri «multipolari» dove non esistono più solo due superpotenze, la storia cambia se si passa sul piano «regionale». Ed ecco il taglio totale dei collegamenti con la Georgia, o la minaccia di misure «appropriate» in caso di sistema missilistico di difesa (Usa o Nato) in territorio polacco.
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