Come attore, George Clooney concorre alla Mostra oggi, ma come produttore ha concorso già ieri, con The Informant! di Steven Soderbergh (nelle sale da venerdì 18), centrato sul solito personaggio ambiguo: un superdotato per intelligenza (esserlo realmente inorgoglisce Damon, che lo ostenta fin da Will Hunting di Gus Van Sant, 1997), ma un sottodotato per etica, simbolo della delinquenza in giacca e cravatta al potere quasi ovunque nelle aziende. Convinto dopo anni di corruzione e appropriazioni indebite di essere intoccabile, una volta toccato, il dirigente si dà a spiare gli altri dirigenti, convinto che ciò non solo gli salverà il posto, ma gli varrà la presidenza della compagnia...
Soderbergh sè ispirato a un caso reale, raccontato nel libro di Kurt Eichenwald, ora produttore esecutivo del film. Del resto sera già ispirato a un caso reale per Erin Brockovich. Alla quale mancava ogni eleganza per essere una vera eroina, come al personaggio di Damon manca ogni dignità: è solo un cialtrone che amministratori ladri e megalomani hanno giudicato manipolabile, senza pensare che anche altri lavrebbero manipolato.
Non si ride, non si piange con The Informant! Dopo unora, anzi, ci si annoia. Quando riceve istruzioni dallFbi, il giovanotto obbedisce: lo fa come lo faceva il personaggio di Alec Guinness alle richieste dei servizi segreti inglesi nel Nostro uomo allAvana: inventando.
I momenti migliori sono quelli della voce fuori campo, che riferisce i pensieri del truffatore/delatore.
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