Germania Est, sotto la lente del partito spia

Ai campionati europei di Stoccolma del 1986 Heidi Krieger, un’atleta della Germania dell’Est, vinse la medaglia d’oro lanciando il peso a 21,10 metri. La Repubblica democratica tedesca esultò. Aveva sempre stimolato i giovani a praticare lo sport (ma sotto il controllo della polizia segreta, la Stasi). Le loro vittorie significavano quanto fossero forti, entusiasti della vita socialista. Già, ma a che prezzo? Durante gli allenamenti, a Heidi l’allenatore prescriveva pillole azzurre, «sostanze corroboranti» diceva. «Ti daranno una mano. Le prendono tutti».
«Nel giro di poco tempo - avrebbe raccontato la ragazza - riuscivo ad allenarmi di più e a sollevare pesi sempre maggiori». Non si trattava di vitamine, ma di steroidi anabolizzanti androgeni, e il corpo della giovane cominciò a cambiare: i muscoli s’ingrossavano, i lineamenti s’indurivano. A diciotto anni pesava cento chili, e sviluppò caratteri maschili, tanto che persino la voce si trasformò. Sì, era molto bello vincere i campionati per la Ddr e si poteva andare all’estero ma, dopo la caduta del Muro di Berlino, Heidi si accorse di essere vissuta in una gabbia. Si era trasformata. Era divenuta un uomo, irriconoscibile, con le spalle larghe e la barba irsuta e s’innamorava delle donne. Oggi si chiama Andreas e si è sposata con un’amica. Le sue foto fanno impressione se le si raffrontano a quelle di quando gareggiava. Una persona totalmente diversa.
«Nei vent’anni precedenti la caduta del muro di Berlino - scrive il giornalista della Bbc Peter Molloy nel saggio La vita ai tempi del comunismo. Interviste vent’anni dopo (Bruno Mondadori, pagg. 264, euro 20) - più di diecimila atleti della Germania Est vennero drogati». Il governo sapeva che gli steroidi miglioravano notevolmente le prestazioni femminili, ma il programma di doping veniva fatto passare sotto silenzio: allenatori e medici dovevano tacere, strettamente tenuti d’occhio dalla Stasi. Più di trecento di loro sono stati successivamente condannati, ma numerosi atleti attendono ancora un risarcimento.
Molloy ha interrogato persone, protagonisti di un mondo che doveva apparire all’estero paradisiaco, felice, ma che invece racchiudeva un aspetto crudele, ripugnante e assurdo: nelle scuole venivano proiettati documentari sull’orgasmo femminile e si sosteneva che le donne della Germania Est gradissero maggiormente il sesso e che avessero più orgasmi di quelle occidentali. Heidi Witter racconta dei soldi a palate guadagnati durante la carriera di spogliarellista, una passione che fu tollerata negli anni Ottanta insieme con i film erotici e di animazione di Michael Schmidt. Quando Gorbaciov andò al potere si poté scherzare anche sul nome «sacro» di Marx. E Schmidt preparò una scena in cui una ragazza aveva un rapporto orale con un poliziotto davanti a una statua di Marx. La statua si animava e gli occhi seguivano la scena mostrando l’erezione del padre del comunismo.
L’aspetto più terrificante della vita fu quello della presenza costante, implacabile della Stasi, la polizia segreta, «lo scudo e la spada del partito». Nessun altro popolo - scrive Molloy - è stato altrettanto spiato dal proprio governo. Nell’Unione Sovietica di Stalin si calcola che ci fosse un agente del Kgb ogni 5800 persone. Nella Germania Est, contando anche i collaboratori occasionali, c’era un informatore ogni sei persone.

Il controllo era radicale, persino sugli acquisti di detersivi delle donne di famiglia, per quanto ci fossero ben pochi prodotti da scegliere. Lo sport, la religione, la camera da letto, gli stabilimenti industriali, i condomini, le università erano costantemente osservati.

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