di Francesco Forte
La disoccupazione in Italia è in aumento. In gennaio, secondo i dati Istat, è giunta al 9,2%, seguendo una tendenza generale al peggioramento, comune a tutta lEuropa a 27. In particolare, lEurozona soffre per la crisi delleuro, ora di molto attenuata, ma soprattutto per le nuove imposte e i tagli di spesa dei bilanci pubblici, rivolti a contenere i deficit e quindi i livelli di indebitamento sul pil, che generano una riduzione di domanda, non controbilanciata da politiche attive rivolte a stimolare lofferta. NellEuropa a 27, ormai, la disoccupazione sfiora il 10%, essendo giunta in gennaio al 9,9. NellEurozona essa lo ha superato, essendo arrivata al 10,4 per cento. Una parte dei nuovi disoccupati consiste nei lavoratori per i quali è spirata la cassa integrazione straordinaria. Per lItalia, però, Eurostat, che usa un sistema di calcolo diverso da Istat, stima la disoccupazione all8,9%. Rispetto al gennaio dello scorso anno, laumento è di 0,4 punti percentuali sia per lEurozona sia per lEuropa a 27.
Per lItalia il rialzo, con i dati Istat, è di 1 punto percentuale, un po meno con Eurostat. Va però detto che, nel frattempo, da noi è aumentata la popolazione attiva, e quindi in realtà loccupazione non è diminuita, ma aumentata passando da 22,900 a 22,940 milioni. Preoccupa molto la disoccupazione giovanile, delle persone cioè tra 15 e 24 anni, arrivata al 31%, uno 0,1 in più rispetto a dicembre. E che, dunque, è oltre tre volte la media nazionale. Anche se bisogna fare la tara su tale cifra, in quanto molti giovani lavorano senza contributi nelle ditte e negli uffici di parenti e amici, in base al principio che la pensione se la faranno in seguito, comunque la percentuale di giovani disoccupati italiani è una chiara anomalia nei confronti internazionali. Indica la necessità di una riforma del mercato del lavoro, indirizzata alla flessibilità e alla produttività, che aiuti sia i giovani a inserirsi nel mercato del lavoro, sia i meno giovani che hanno perso il posto a ottenerne uno e che, in genere, accrescendo la competitività e l'efficienza delleconomia generi più reddito e più export, e quindi più posti di lavoro.
In Germania, i giovani disoccupati sono il 7,8%, con una disoccupazione media del 5,5 per cento, solo 2,6 punti oltre la media, pari al 40% in più rispetto a essa; non tre volte tanto come in Italia. Sino a pochi anni fa la disoccupazione in Germania era il grande problema (era attorno al 9%) poi, con la riforma del mercato del lavoro, la macchina economica tedesca è cambiata. La riforma del mercato del lavoro in Italia, invece, dopo la riforma Biagi, attuata dal centro-destra, continua a essere bloccata, nonostante le iniziative assunte dallex ministro Maurizio Sacconi con le sue politiche miranti ai contratti di produttività e con larticolo 8 del decreto di agosto, che consentiva di superare attraverso la contrattazione aziendale gli ostacoli alle assunzioni e allefficienza aziendale frapposti dallarticolo 18 dello Statuto dei lavoratori, nella rigida interpretazione data dalle sentenze dei giudici del lavoro, avvalorate dalle Corti dappello e dalla Cassazione. Lad di Fiat, Sergio Marchionne, ha varato contratti aziendali innovativ , che sono stati bloccati dal no dellex capo della Cgil, Guglielmo Epifani, e poi dal nuovo segretario, Susanna Camusso, con rigidità ancora maggiore.
La Confindustria di Emma Marcegaglia ha detto «ni» e Fiat è stata costretta a uscire da Confindustria. Sacconi ha varato norme che permettevano di superare le rigidità dellarticolo 18 stabilendo nei nuovi contratti la possibilità di ricorrere ad arbitrati volontari anziché ai tribunali. Nuovo no della Cgil e caduta della norma. Poi lex ministro ha varato larticolo 8 a sostegno dei contratti aziendali con la possibilità di interpretazioni liberalizzatrici dellarticolo 18. E ancora no della Cgil, seguito dai «ni» di altri sindacati e Marcegaglia. Camusso e la Fiom ora dicono un altro no alla riforma dellarticolo 18 che hanno in progetto il ministro Elsa Fornero e il premier Mario Monti. Da anni, poi, la Cgil spalleggia i «no Tav» della Valle di Susa che ne hanno bloccato i lavori, che creerebbero uningente occupazione diretta e indotta.
GERMANIA Una riforma efficace ha fatto ripartire la macchina economica
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