Cultura e Spettacoli

Il «Getty Museum» insiste: Lisippo resta negli Usa

Gli indizi chiariscono in maniera «inequivocabile» che la «Venere di Morgantina» e il Bronzo di Lisippo che il Getty Museum non vuole restituire «sono stati trafugati in Italia». Il ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli, ieri era molto sicuro di sé mentre rispondeva alle domande dei cronisti americani. In mano aveva i vecchi verbali dei carabinieri e un dossier sulle vicende giudiziarie aperte, in merito, dalla magistratura italiana molti anni fa. Anche se i procedimenti avviati in passato non hanno dato frutti. Per il Bronzo di Fano, la vicenda giudiziaria iniziò almeno trent'anni fa, un po’ di tempo dopo la pesca miracolosa nel mare della cittadina marchigiana. Era l'alba di un venerdì del 1964, quando Romeo Pirani, capitano del peschereccio «Ferruccio Ferri», tirò le reti in un punto di mare piuttosto scoglioso. E al posto del pesce si trovò davanti «una statua di bronzo senza piedi, tutta incrostata, simile ad un palombaro» rivelatasi poi l'unica opera del grande scultore di Alessandro Magno giunta fino a noi. Dopo varie vicende il Bronzo venne esportato illegalmente in Svizzera, poi a Francoforte e infine negli Usa, dove il Getty Museum lo comprò per 4 miliardi e 750 milioni di lire. Dall’inizio degli anni ’80 in poi, l'attività italiana per chiedere indietro il Lisippo, è stata continua, sostenuta dalle richieste pressanti della popolazione di Fano. Con il governo Berlusconi fu proprio Buttiglione, ministro della Cultura, a chiederne la restituzione insieme con la «Venere» e gli altri 50 pezzi, richiesta confermata con forza da Rutelli, che su questo ha sottolineato «la continuità dei ministeri».

Ma se per la «Venere di Morgantina» qualche apertura c'è, per il Bronzo, il Museo di Los Angeles sembra intenzionato a non cedere: «Questa statua greca fu trovata in acque internazionali nel 1964 - è la sua tesi - e fu acquisita dal Getty Museum solo dopo che le autorità giudiziarie italiane hanno dichiarato che non esisteva nessuna prova che la statua appartenesse all'Italia».

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