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Gheddafi, la resa dell'Occidente

Polemiche di fuoco in Gran Bretagna per la liberazione del terrorista di Lockerbie. Il dibattito: Un tiranno permaloso di Paolo Granzotto. Fare gli schizzinosi non ci porta la luce in casa di Caludio Borghi

Gheddafi, la resa dell'Occidente

Diplomazie occidentali in ginocchio davanti al podio del Colonnello «vincitore»: la Svizzera costretta a chiedere scusa a Tripoli per l’arresto «ingiusto» di Hannibal Gheddafi l’anno scorso; la Scozia, che libera l’ex ufficiale dei sevizi libici, Abdelbaset Al Megrahi, unico responsabile conosciuto della strage di Lockerbie per «motivi umanitari». Entrambi gli episodi si stanno trascinando dietro una lunga scia di polemiche, nonché lo sdegno della Casa Bianca e il crescere di tensioni tra Cancellerie. A tutti Muammar Gheddafi risponde, come tradizione, con un atteggiamento di sfida.
Ieri, tramite l’agenzia ufficiale Jana, la Libia ha specificato che Al Megrahi - condannato all’ergastolo da un tribunale di Edimburgo nel 2001 - è stato sempre e solo «un ostaggio politico». E il suo rilascio con rimpatrio ha dato ragione a questa tesi. Nel 1988 nell’attentato di Lockerbie, in Scozia, persero la vita 270 persone, 259 delle quali (di cui 189 statunitensi) sul Boeing 747 della Pan-Am fatto esplodere in volo e 11 a terra, uccise dai rottami dell'aereo. La posizione della Jamahiriya, rincara la dose la Jana, «ha raccolto largo supporto internazionale» e dal 2001 i summit della Lega Araba, dell'Unione Africana e dei Paesi non allineati hanno messo in agenda il caso Al Megrahi. Non solo, il figlio di Gheddafi Seif al-Islam ha detto che il rilascio di Megrahi faceva parte di accordi commerciali con la Gran Bretagna.
Guanto di sfida a Barack Obama, che aveva definito un errore liberare il terrorista (malato di cancro) e che aveva comunque auspicato un’accoglienza sobria e senza onori, e al primo ministro britannico Gordon Brown, che in una lettera a Gheddafi aveva chiesto di «agire con sensibilità» al rientro dell’uomo. Invito ignorato: Al Megrahi è stato accolto come un eroe da una folla che sventolava bandiere libiche e scozzesi, accompagnato da uno dei figli del Colonnello.
Allo schiaffo rispondono Londra e Washington. «Il comportamento di Tripoli nei prossimi giorni sarà importante per determinare come il mondo vede il ritorno della Libia nella comunità civile delle nazioni», avverte il ministro inglese degli Esteri Miliband. E intanto il Foreign Office valuta la possibilità di annullare la missione commerciale che a inizio settembre dovrebbe portare il principe Andrea nel Paese nordafricano. Per la Casa Bianca, invece, la calda accoglienza che le autorità libiche hanno accordato ad Al Megrahi è «inquietante», mentre il portavoce di Obama, Robert Gibbs, ha definito la scena «disgustosa» e «tremendamente offensiva» per i familiari delle vittime.
In Svizzera, dopo quella che i media locali hanno definito una «capitolazione» il presidente Hans-Rudolf Merz ha dovuto difendersi: «Non c’era altra scelta, per questo ho deciso di chiedere scusa».

Nel luglio 2008 l’arresto di Hannibal Gheddafi e sua moglie in un hotel di Ginevra, per maltrattamenti nei confronti di due domestici, suscitò l’ira e le ritorsioni di Tripoli ed una profonda crisi tra i due Paesi.

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