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Ghedina, amarcord in Gardena «Mi ero ritirato senza salutare»

Il 16 dicembre Kristian gareggerà in via eccezionale, 17 anni dopo il primo podio: «Userò gli stessi sci»

da Cortina d’Ampezzo

È impossibile sapere oggi chi, sabato 16 dicembre, vincerà la discesa di coppa del mondo della Valgardena. Di sicuro sappiamo però chi non potrà vincerla: Kristian Ghedina. Eppure sarà lui, l’ampezzano che ora corre in auto, uno dei protagonisti a 37 anni compiuti (per inciso, lo scorso 20 novembre). Accogliendo un suo sogno, il direttore tecnico dello sci italiano, Flavio Roda, lo ha infatti convocato perché possa festeggiare il primo podio di una carriera scandita da 12 successi (quattro in Gardena) e un totale di 33 podi, il primo per l’appunto il 16 dicembre di 17 anni fa.
Per Ghedina sarà un amarcord piacevolissimo: «La Saslong è la mia gara, in una pista dove tanti hanno fatto il tifo per me e festeggiato i successi, a ogni appuntamento della mia lunga carriera. Per questo ci tengo a dare il mio addio proprio qui». Kristian Ghedina torna in pista per un’ultima simbolica gara d’addio, ben sapendo di non avere possibilità alcuna di classificarsi con i primi. Non è solo una questione di età e di allenamento, in fondo si è ritirato la primavera scorsa dopo aver inseguito vanamente un sogno olimpico in occasione dei Giochi di Torino. Il 16 dicembre Kristian farà un'eccezione agli impegni con la Bmw per festeggiare se stesso davanti al suo pubblico e chissà quanti tra il pubblico c’era in Gardena già nel dicembre del 1989 quando si classificò terzo in una discesa vinta dallo svizzero Zurbriggen davanti al connazionale Heinzer.
Ghedina utilizzerà l'attrezzatura usata 17 anni fa. «Stessi attrezzi e stesso abbigliamento. Sono ancora alla ricerca degli ultimi pezzi di quei tempi, una vera emozione. Non ho fatto una gara d'addio nell'ultima stagione, perché ho deciso solo in primavera di fare il pilota, così recupero adesso con il mio saluto a tutti. Scenderò con calma, me la voglio godere, facendo scorrere i 17 anni passati. Per la prima volta il tempo che farò registrare non avrà importanza.

C'è molto di più perché le emozioni non hanno tempo».

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