«Ancora una telefonata! È come se avessi vinto io, non sono nemmeno riuscito a mangiare!». Buongiorno Kristian, daltra parte l'ultimo italiano a vincere una discesa di coppa del mondo fu lei, nel dicembre del 2001, in Val Gardena... «Sono passati quasi sette anni, anche se io avrei potuto vincere altre volte prima del ritiro... be ma ormai tocca agli altri, mi sarei aspettato una vittoria da Sulzenbacher o da Fill, ma da Werner Heel no, lo pensavo ancora un po' giovane...».
Ha 26 anni, lei ne aveva 20 quando vinse la prima volta...
«Sì, ma erano altri tempi, l'età media ora si è alzata e 26 anni è quella giusta per cominciare a vincere in discesa. Io vinsi giovanissimo però poi passai anni difficili, per cui credo che Heel potrà senz'altro ripetersi».
È nata una stella?
«Werner mi piace un sacco come tipo, lo vedo molto simile a me per tante cose, è uno che si diverte, che adora la gara, l'adrenalina, il rischio, il pericolo, va sempre al limite, non ha paura, con gli sci, la moto o la bici che sia. Ha forza, anche se è magro. E poi è simpatico, sempre di buon umore, sì, è davvero un bel tipo».
Tecnicamente come lo vede?
«Scia bene, in modo un po' particolare, è molto dinoccolato, disarticolato quasi, quando si muove mi ricorda Olivia, la moglie di Braccio di Ferro, gambe e braccia vanno sempre un po' per conto loro, ma gli sci corrono sempre e c'è armonia nei suoi movimenti».
Ora che consiglio gli darebbe?
«Finora nessuno si aspettava granché da lui, non aveva responsabilità o pressioni, ora tutto cambia perché dovrà confermarsi. Sarà quindi più difficile e il consiglio è di provare a fregarsene degli altri, andando avanti per la sua strada senza voler strafare».
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