Tempi duri per il noleggio. Se la crisi economica continua a mordere, impattando sugli indici di fiducia e la propensione a investire delle imprese clienti, a preoccupare gli operatori sono soprattutto le più recenti evoluzioni del quadro fiscale. Che, pur penalizzando com'è noto la filiera dell'automobile nel suo complesso, sembrano gravare in particolare proprio sul comparto delle flotte. L'ultima cattiva notizia viaggia tra le righe del disegno di legge di stabilità presentato dal governo a metà ottobre: nel testo, infatti, è previsto un ulteriore taglio alla deducibilità delle vetture aziendali, già ridotta a giugno per finanziare la riforma del lavoro. Risultato: in pochi mesi, e sempre con decorrenza dal 1° gennaio 2013, l'aliquota è prima passata dal 40 al 27,5% e ora, con questa nuova sforbiciata, scenderà fino al 20%. Il tutto, vale la pena di ricordarlo, mentre quasi ovunque in Europa la deducibilità arriva invece al 100%.
Un duro colpo per un settore come quello della locazione veicoli, che anche nel 2012 ha dimostrato di reggere meglio di altri gli urti della congiuntura, registrando nel primo semestre una sostanziale tenuta in termini di flotta circolante (-0,2%) e addirittura un piccolo incremento di fatturato (+0,25%).
«Di fronte a un simile provvedimento - commenta Paolo Ghinolfi, presidente di Aniasa, l'associazione che nell'ambito di Confindustria riunisce le società di noleggio e fleet management - la prima reazione è l'incredulità. Subito dopo, viene da chiedersi dove il governo voglia andare a parare: quale sarà il prossimo passo? Forse la totale indeducibilità delle auto di flotta? Questa è una situazione insostenibile, che tra l'altro contraddice quelle che sono le regole base dell'economia di qualsiasi Paese civile. Come è noto, un bene strumentale utilizzato nell'esercizio dell'attività di impresa dovrebbe essere soggetto a un particolare regime fiscale, ad ammortamenti di un certo tipo, a un recupero dell'Iva. Tutte prerogative che all'auto aziendale, chissà perché, non vengono riconosciute. Così facendo, ci si muove in una direzione opposta al resto dell'Europa e si toglie ulteriormente competitività alle imprese italiane, per le quali scaricare i costi operativi legati alla mobilità sta diventando pressoché impossibile». Una posizione netta, quella di Aniasa. Che l'associazione dei noleggiatori ha avuto modo di esporre a chiare lettere in una serie di incontri con le istituzioni. Ottenendo sempre ascolto e comprensione, ma ben pochi risultati concreti. «A più riprese - spiega Ghinolfi - ci siamo confrontati con gli uffici tecnici dei vari ministeri. Che, a proposito del Ddl di stabilità, avevano espresso parere contrario a un ulteriore abbassamento della quota deducibile. Purtroppo, però, il governo ha deciso diversamente, non tenendo conto di questa contrarietà. A me, lo confesso, sembra un paradosso: si pagano fior di professionisti per fare valutazioni e fornire input, e poi non li si ascolta».
Ma se questa è la situazione, che cosa può fare da domani Aniasa per far valere finalmente le ragioni delle aziende di noleggio, che tra l'altro in Italia rappresentano una percentuale sempre più rilevante dell'immatricolato complessivo? «Mettendo da parte la tentazione di ricorrere ad azioni di protesta clamorose e spettacolari - risponde Ghinolfi - dobbiamo sforzarci di continuare a essere per le istituzioni un interlocutore professionale e tecnicamente preparato.
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