«Ma come, non vuole vedere patente e libretto?». La domanda è lecita. Si perché se un ghisa alza la paletta e ti chiede di accostare, di tutto ti aspetti tranne che ti fermi per un sondaggio. E invece è proprio così. Ticket d'ingresso, atto primo si potrebbe dire. Cioè che ne pensano i milanesi che entrano in città di un eventuale pedaggio? Il Comune si interroga e così sono partiti, tra la sorpresa degli automobilisti, i primi «controlli conoscitivi» . Ieri tra gli altri sessanta punti d'accesso che saranno sottoposti ai controlli, è toccato allo svincolo all'incrocio tra via Mecenate e viale Ungheria, uno dei nodi d'ingresso alla città più trafficati. «Solo una domanda e può andare via tranquillo», la formula usata. A questo punto il «ghisa» con divisa, paletta e berretto, lascia posto al «sondaggista», un ragazzo o una ragazza, senza divisa ma con un tesserino di riconoscimento appuntato al bavero della giacca con i loghi del Comune e dell'Agenzia milanese mobilità ambiente (Ama), Il numero di domande non è fisso, ma varia a seconda dei casi.
Vertono comunque sulla destinazione, sul possesso o meno di un posto auto, sul motivo dell'ingresso in città e sulla disponibilità o meno a pagare un ticket pur di entrare a Milano con la propria vettura. Si perdono solo tre minuti. E sarà per gentilezza o sarà perché magari qualcuno la coscienza a posto non sempre ce lha ma alle domande rispondono tutti senza batter ciglio.Ghisa, posto di blocco con sondaggio
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