Il giallo dei medici italiani arrestati in Afghanistan

Lavorano per Emergency: sono accusati di partecipazione a un complotto per assassinare il governatore della provincia di Helmand La Nato: "Non siamo stati noi". L’azione condotta dalle forze di sicurezza afghane, ma avrebbero partecipato anche militari britannici. Interviene Frattini ma ribadisce: "Rigore contro il terrorismo". Strada: "Nessuno dei nostri coinvolto in attentati"

Il giallo dei medici italiani arrestati 
in Afghanistan

Tre italiani dell'ospedale di Emergency a Lashkar Ghah, nel sud dell'Afghanistan, sono stati arrestati. L'accusa è pesantissima: favoreggiamento nel complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Uno dei tre è il medico dell'organizzazione non governativa Marco Garatti. Un altro è l'infermiere capo dell'ospedale di Lashkar Ghah, Matteo Dell'Aira. Il terzo arrestato Matteo Pagani, non è un sanitario, bensì il responsabile della logistica.
L'incredibile vicenda, tinta di giallo, inizia con un'irruzione delle forze di sicurezza afghane nell'ospedale di Emergency nel capoluogo di Helmand. All'esterno le truppe britanniche della missione Isaf hanno «cordonato» l'area, come si dice in gergo militare, per garantire la sicurezza. «Questa operazione - ha assicurato all'agenzia Ansa il generale canadese Eric Trembley, portavoce della missione Nato - è stata realizzata dalle forze di sicurezza afghane. Consiglio di rivolgersi a loro o all'ambasciata d'Italia per conoscerne i particolari». L'Isaf avrebbe garantito solo l'appoggio esterno, ma la situazione non è chiarissima.
In realtà gli inglesi sarebbero stati coinvolti anche nel fermo dei tre italiani di Emergency. Quando Maso Notarianni, direttore di Peacereporter, costola d'informazione dell'Ong milanese, ha chiamato al cellulare uno dei volontari ha risposto un militare di sua maestà britannica. «Così si è qualificato, in perfetto inglese - spiega il portavoce di Emergency a il Giornale -. Mi ha anche assicurato che i tre italiani stavano bene, ma non ha voluto farmi parlare con loro».
La polizia afghana e agenti dell'Nds, il servizio segreto di Kabul, sostengono di avere trovato in uno sgabuzzino o deposito dell'ospedale armi, munizioni e due cinture esplosive. Daud Ahmadi, portavoce del governatore di Helmand, Gulab Mangal, ha sostenuto in una conferenza stampa che l'arsenale serviva a far fuori il suo capo. Il piano era complesso, come spiega Ahmadi raggiunto telefonicamente da Il Giornale: «Un terrorista in arrivo dal Pakistan avrebbe dovuto colpire il governatore possibilmente in un luogo pubblico di Lashkar Ghah. Se il primo attacco fosse fallito, Mangal sarebbe sicuramente andato a visitare i feriti nell'ospedale di Emergency. A quel punto scattava il secondo attacco con le cinture esplosive nascoste all'interno». Lo stesso governatore, molto vicino agli inglesi, ha ammesso: «Avrebbero agito in città e l'obiettivo ero io». Oltre agli italiani sono stati arrestati sei afghani. Uno di questi è il traduttore del personale sanitario di Emergency. Se il piano fosse andato in porto i talebani avrebbero pagato 500mila dollari, secondo le autorità afghane. I servizi di Kabul tenevano d'occhio da un mese uno degli arrestati. Lo hanno preso prima dell'irruzione e sarebbe stato lui a confessare dov'era nascosto il piccolo arsenale ed il coinvolgimento degli altri fermati. Ahmadi ha confermato al Giornale che «gli italiani sono accusati di favoreggiamento. Marco (Garatti, il medico di Emergency) è collaborativo e sta rispondendo alle domande».
Veterano dell'Afghanistan ha vissuto il rapimento di Gabriele Torsello, che è stato preso in ostaggio dopo aver lasciato l'ospedale di Emergency a Lashkar Ghah. Garatti era in prima linea anche durante il sequestro dell'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, che aveva portato all'arresto e poi al rilascio di Ramatullah Hanefi, responsabile logistico dell'ospedale di Emergency. Chi conosce il medico dell'Ong fondata da Gino Strada difficilmente può credere che sia coinvolto in un complotto dei talebani. L'altro fermato, l'infermiere Dell'Aira, faceva inviperire la Nato con i suoi racconti da Lashkar Ghah pubblicati sul sito di Peace reporter: vi denunciava le vittime civili della grande offensiva americana e afghana a Marja, nella stessa provincia di Helmand. Ma da questo al terrorismo ce ne vuole.
«Nessuno dei nostri ha nascosto armi o è coinvolto in attentati. È completamente assurdo accusarli di complotto - sbotta Notarianni -. Negli ospedali di Emergency è vietato portare armi. Le lasciano fuori anche i soldati della Nato. Questo è un sequestro, non un fermo.

Spero che tutto si risolva velocemente con un immediato rilascio». Oggi a Lashkar Ghah è atteso l'ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Gaentzer, che cercherà di sbrogliare l'intricata matassa.
(ha collaborato Bahram Rahman)

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