Il portavoce di Emma Marcegaglia, Rinaldo Arpisella, ribadisce di non essere indagato. La procura di Napoli gli dà ragione, precisando a propria volta che non ci sono indagini nei confronti della presidente di Confindustria, del suo portavoce e della stessa Confindustria. E il mistero sull’inchiesta «madre», quella cioè nell’ambito della quale, ascoltando Arpisella, i pm napoletani si sono imbattuti nella conversazione del portavoce della Marcegaglia con il vicedirettore del Giornale Nicola Porro sulla quale hanno aperto l’inchiesta bis, si infittisce. Perché il telefono di Arpisella, questo è certo, è sotto controllo. E siccome Arpisella di mestiere fa il braccio destro del numero uno di Confindustria, sembra chiaro che nel filone d’indagine principale deve comparire qualche esponente di vertice dell’associazione degli industriali. Qualcuno che con Arpisella ha contatti tanto frequenti da imporre anche l’ascolto del suo telefono.
È lo stesso portavoce della Marcegaglia, con la nota di precisazione di ieri, a indirizzare su questa strada. «In relazione a quanto pubblicato da alcuni quotidiani – scrive – mi corre l’obbligo di precisare di non essere indagato in nessuna delle inchieste in corso: né come responsabile della comunicazione del gruppo Marcegaglia né come portavoce della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Tant’è che dai pubblici ministeri della Procura di Napoli titolari delle inchieste sono stato ascoltato solo come persona informata dei fatti. La mia utenza telefonica era intercettata come utenza di persona non sottoposta a indagini e il provvedimento era stato disposto nell’ambito del procedimento principale, come si può evincere dall’agenzia Ansa dell’8 ottobre».
Cosa diceva quest’agenzia? Eccola: «A proposito delle intercettazioni telefoniche che hanno dato il via all’indagine sul presunto dossier queste, come trapela da fonti giudiziarie, non sono state eseguite su utenze di persone indagate. Intercettato era il telefono di Rinaldo Arpisella, segretario della Marcegaglia (si tratta delle cosiddette intercettazioni presso terzi, ovvero su utenze di persone non sottoposte a indagini) e il provvedimento era stato disposto nell’ambito del procedimento principale».
E si torna quindi al punto di partenza: su cosa indaga la procura di Napoli? Qual è il nesso che porta a Confindustria e Arpisella? Ieri il procuratore Giovandomenico Lepore ha ribadito che «l’indagine nei confronti dei giornalisti Alessandro Sallusti e Nicola Porro non ha nulla a che fare con pretese indagini nei confronti del presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, o del suo portavoce Rinaldo Arpisella, o della stessa Confindustria». Una smentita stringata e, necessariamente, generica. A parte il fatto che, se pure un’indagine ci fosse, la procura non potrebbe certo confermarla, cosa dice Lepore? Dice che Arpisella e la Marcegaglia non sono indagati, e che indagata non è nemmeno Confindustria in quanto associazione degli industriali. Non dice, e non potrebbe dirlo, che ad essere inizialmente intercettato - di qui poi i controlli anche sul telefono di Arpisella - sarebbe, almeno secondo il tam-tam insistente che sin da giovedì scorso circola al Palazzo di Giustizia di Napoli, un alto dirigente dell’associazione degli industriali. È questa, se davvero il portavoce della Marcegaglia non è indagato, l’unica spiegazione plausibile. Non può essere altrimenti, a meno di ipotizzare che ci sia un’inchiesta del tutto estranea agli ambienti di Confindustria in cui, per uno strano caso del destino, sia incappato chissà perché il povero Arpisella. Ma questa è un’ipotesi che non sta in piedi. Anche perché, come si diceva, i boatos degli ambienti giudiziari napoletani dicono che sarebbe dalle chiacchierate di un dirigente dell’associazione degli industriali (intercettato prima del portavoce della Marcegaglia) che si sarebbe arrivati all’intercettazione di Arpisella e poi, a strascico, a quella del vicedirettore del Giornale Porro, sfociata nell’inchiesta per violenza privata sul dossier contro la Marcegaglia mai esistito.
Mentre il mistero sull’«inchiesta madre» resta, l’indagine sul Giornale continua.
Oggi i pm dovrebbero stabilire il calendario degli interrogatori. Dovrebbero essere sentiti come testimoni, tra gli altri, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, e il direttore editoriale del Giornale, Vittorio Feltri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.