Roma

Giampiero Ingrassia «sfida» Hugh Grant

Come può una bizzarra commedia come Quattro matrimoni e un funerale - film del ’94 di Mike Newell - trasformarsi in un blockbuster? Basta aggiungere alla stucchevole glassa del sentimento un bel po’ di salsa british. Giochi verbali, macchiette irresistibili (il prete pasticcione interpretato da Mr. Bean), gag, gaffe e situazioni impertinenti sono i punti di forza di una campionario d’umorismo che, tra un confetto al vetriolo e il politicamente corretto del funerale gay, dà smalto al matrimonio più chic. Sulle orme delle star Hugh Grant e Andie MacDowell, Giampiero Ingrassia e Marta Zoffoli questa sera debuttano al Brancaccio con la commedia cult di Richard Curtis Quattro matrimoni e un funerale adattata per il palcoscenico da Daniele Falleri.
In un trionfo di chiese addobbate e damigelle eccitate, ricevimenti luculliani e bomboniere, si dipana la storia di Charles, scapolo trentenne che di fronte al dilemma «mi sposo o no?» ha scelto di astenersi preferendo di gran lunga partecipare come invitato ai matrimoni altrui. Un bel giorno, però, anche l’arruffato Charles si ritrova, impacciato e tremante, all’altare. È solo l’ultimo colpo di scena previsto da un copione scritto in punta di penna che culmina con la celebre dichiarazione d’amore bisbigliata da Charles/Ingrassia sotto la pioggia.
Qual è il momento più intrigante della commedia?
«La scena della seduzione in hotel, quando Charles va a trovare Carrie di notte e, in maniera del tutto inaspettata, si ritrova a letto con lei».
Cosa hanno in comune Charles e Giampiero?
«Niente, a parte il fatto che anch’io qualche tempo fa ero terrorizzato all’idea di convivere, sposarmi, di crearmi una famiglia. Quel “per sempre” fa paura, specie quando si ha 30 anni».
Dopo «Harry ti presento Sally» con Marina Massironi è in scena con un’altra pièce che parla di relazioni uomo-donna.
«Ora che ci penso entrambi i copioni parlano di uomini in fuga dalle donne, ma è solo una casualità. Le ho scelte perché sono commedie leggere, ma intelligenti, brillanti e non comiche: fanno ridere con sottile ironia».
Il suo amore per il musical l’ha portato dalla brillantina di «Grease» allo spogliarello di «The Full Monty» passando per i fucili di «Salvatore Giuliano»: altri progetti?
«Sono a digiuno di musical da cinque stagioni e un po’ mi pesa. Mi piacerebbe fare una commedia musicale nuova, tutta italiana. Scriverla sarà rischioso, ma con la nostra tradizione possiamo farcela».


Repliche fino al 5 aprile.

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