Gianfranco copia il Pdl e lancia i suoi circoli

RomaAllergico al «presentismo» imperante, il presidente della Camera Gianfranco Fini comincia la settimana di buzzo buono, e ad alto contenuto «futuristico»: video-messaggio sul web per lanciare una sua rete di circoli sul territorio, dichiarazioni e frecciatine a raffica, incontri ad alto tasso di «pericolosità» (almeno visti con gli occhi della maggioranza del Pdl). Tutto quanto, insomma, può servire a porre basi per un domani di battaglia.
Niente male, come alternativa al «presentismo» di cui s’è fatto apertamente alfiere l’ex colonnello La Russa, quando ha voluto battezzare la sua «corrente-non corrente» (un convegno di ex-An che nel Popolo della libertà stanno benone) come «la destra del presente». L’«attualità» di Fini e dei suoi uomini, invece, si concretizza in verve politica già di buon mattino. Quando il presidente di Montecitorio registra un messaggio-web rivolto agli internauti di «Generazione Italia» (anticipato dal sito di Repubblica nel primo pomeriggio) per lanciare i suoi «circoli». Si chiameranno anch’essi «Generazione Italia», come il sito aperto dal luogotenente Italo Bocchino, e dovranno essere tanti, spiega il presidente, «in tutto il territorio nazionale, composti di volontari, perché la politica non può essere solo un mestiere, deve essere innanzitutto partecipazione, passione...». Uno strumento che miri ad «aggregare buone idee per avere una buona politica», nella quale il «merito» sia l’unico metro e strumento di valutazione dei giovani, e si tenda a «rafforzare il concetto di legalità», affinché «chi sbaglia paghi» e il cittadino abbia il diritto «a veder riconosciute le proprie ragioni anche in sede processuale». Concetti che qualche ora dopo il deputato Fabio Granata proverà a materializzare chiedendo al capogruppo Cicchitto di mettere all’ordine del giorno della Camera il ddl anticorruzione del governo e, nel contempo, al ministro Scajola di «valutare l’opportunità di un passo indietro». Passo falso, quest’ultimo, subito smentito da un altro dei fedelissimi del Capo, Enzo Raisi, che esclude clamorose prese di posizione dei finiani nei confronti del titolare dello Sviluppo Economico.
Resta però l’appello alla costruzione di una rete sul territorio, concretissima e presente, attraverso lo strumento già caro a Berlusconi, i «circoli». Altra carne al fuoco il presidente della Camera provvede a metterla nella mattinata, quando apre i lavori di un seminario di Farefuturo. Fini lamenta una società occidentale afflitta da un «inno al presentismo» e da un «localismo» provinciale che comportano «uno schiacciamento sull’immediato, con la cultura del sondaggio diventata l’unica strategia». Frecciata a un altro degli strumenti prediletti da Berlusconi che attira gli strali di Sandro Bondi, sicuro viceversa che le rilevazioni demoscopiche siano «il modo migliore e più efficace per interpretare e soddisfare le esigenze e le speranze dei cittadini», mentre la tesi di Fini «si avvicina molto a una superata concezione dei partiti».
L’iperattivo presidente di Montecitorio non ha tempo per aprire un altro fronte polemico: prima di un convegno dedicato al ricordo di don Dossetti, nel pomeriggio riceve la delegazione di parlamentari siciliani ex-An che sostengono la giunta del governatore Raffaele Lombardo.

Identità di vedute conclamata, e salutata da Lombardo con apprezzamenti che escludono, per il momento, la confluenza dei parlamentari nazionali dell’Mpa in un eventuale raggruppamento finiano. «Non credo che Fini abbia intenzione di dar vita a un partito a dimensione territoriale limitata», frena Lombardo. E più che una smentita, sembra un’altra traccia per il futuro.

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