Roma - Meglio la guerriglia dello lo scontro frontale; meglio il Vietnam della guerra di posizione su opposte trincee. Per Gianfranco Fini la caduta di Saigon, in fondo, non è poi così lontana. La sua strategia è cristallina: disturbare senza rompere; litigare senza lasciarsi; tirare la corda senza strapparla. Berlusconi vuole il redde rationem? Fini, borrellianamente, risponde «Resistere, resistere, resistere. Come su una irrinunciabile linea del Piave». Il risultato? Rosolare il Cavaliere a fuoco lento fino alla bollitura finale.
Davanti a sé il presidente della Camera ha due grandi alternative ma solo sulla carta visto che la scelta pare obbligata: tra lasciare il Pdl e restare non c’è dubbio che gli convenga quest’ultima. Anche a costo di attriti continui e relativi mal di pancia. Anzi, pare che abbia detto ai suoi: «Attenzione a una cosa: non dobbiamo dare il pretesto a Berlusconi di cacciarci». Fini il freddo sa che nelle prossime settimane dovrà contare proprio sulla sua proverbiale flemma per evitare quello che pare essere il disegno di Berlusconi: arrivare alla resa dei conti finale. Calma e sangue freddo: d’altronde il tempo gioca dalla sua parte. Fini, infatti, sa bene che i recenti nodi politici possono essere presentati come una sua personale vittoria.
In primo luogo il caso Brancher, ministro contestatissimo su cui pendeva la spada di Damocle di un voto di sfiducia alla Camera, che proprio ieri s’è ufficialmente fatto da parte. Insomma, l’addio dell’ufficiale di collegamento tra Lega e Pdl sarà presentata come una medaglia da appiccicare sulla finiana divisa della legalità, seppur la decisione sia stata concordata tra il ministro e il Cavaliere. In secondo luogo il disegno di legge della discordia, quello sulle intercettazioni, che presumibilmente non vedrà la luce prima dell’estate. Qui Fini può contare sul Quirinale, formidabile alleato molto più degli scetticismi di stampa e opinione pubblica. La tattica è quella di tenere duro per poi dire: «Visto? Tanti o pochi, contro di noi non si governa».
Poi c’è il terzo campo di battaglia, quello della manovra tremontiana. Su questo fronte il generale più preparato è senza dubbio il presidente della commissione Finanze del Senato Mario Baldassarri che da tempo ha preparato una sorta di contromanovra. L’idea di fondo è quella di contestare il superministro dell’Economia cavalcando lo scontento di ministri, enti locali ma soprattutto Regioni del Sud. Non che la ricetta finiana sia quello di scialacquare, anzi. Per Fini sarebbe necessario rendere la manovra ancora più da lacrime e sangue, magari mettendo nel mirino i redditi più alti, per poi poter andare all’incasso politico garantendo l’abbattimento delle tasse ma soltanto in futuro. Più nel dettaglio, i finiani criticano la manovra così com’è perché frena l’economia senza dare sostegni alle famiglie e alle imprese. Su questo terreno Fini può contare su alleati non strettamente finiani, visto che anche qualche berlusconiano sudista ha arricciato il naso sul tremontismo a trazione nordista. E poi la grande partita del federalismo: le scaramucce in futuro si giocheranno proprio sul tema tanto caro alla Lega. Che la bandiera del Carroccio possa venir ammainata anzitempo, visto il periodo di crisi finanziaria e le incertezze sui costi effettivi della grande riforma, potrebbe essere un’ipotesi non peregrina.
L’ipotesi di fare le valigie resta quindi sullo sfondo, una sorta di extrema ratio da prendere in considerazione, certo, ma da scongiurare fino alla fine. In questo contesto si inseriscono i contatti, i dialoghi, i ragionamenti che Fini fa, non da oggi, con Montezemolo, con i centristi di Casini, con i rutelliani, con i sudisti della Poli Bortone, con gli autonomisti di Lombardo e con gli scontenti pidiellini che vanno da Beppe Pisanu ad Antonio Martino, passando per Renato Pera.
Relazioni da maneggiare con le pinze perché Fini ha un solo timore, qualora salti tutto per aria: essere considerato l’artefice di un possibile pateracchio che di fatto sbriciolerebbe il bipolarismo italiano. «Gianfranco resta bipolarista convinto - confida un suo fedelissimo - e sulla sua scialuppa in tanti sono pronti a salire».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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