Giannettini assolve «Sofri» per l’omicidio Calabresi

L’«Agente Zeta» imputava il delitto del commissario ai servizi tedeschi

Gian Marco Chiocci

nostro inviato ad Anagni

«L’agente Zeta» imputato per strage, il compagno condannato per omicidio, il poliziotto ucciso per ritorsione. A scombussolare le conclusioni giudiziarie che vedono in Adriano Sofri il responsabile dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi ci pensa un memoriale che l’ex 007 Guido Giannettini, processato e poi assolto per la bomba di piazza Fontana, ha affidato alla scrittrice Mary Pace prima di morire. Le confidenze raccolte in un casale della campagna ciociara sono riversate in un libro di prossima pubblicazione e trattano, fra l’altro, delle convinzioni dell’ex agente Sid che ad eliminare il vicequestore non furono sicari di Lotta Continua bensì i Servizi tedeschi. Questi sarebbero stati preoccupati delle indagini che proprio Calabresi stava ultimando sui «collegamenti» che l’editore Giangiacomo Feltrinelli avrebbe segretamente coltivato con l’agenzia d’intelligence Bnd interessata ad alimentare uno stato di tensione - servendosi di gruppi extraparlamentari di sinistra - per sponsorizzare l’ascesa al potere dell’ala socialista più radicale. E questo segreto, Calabresi, non ha fatto in tempo a scoprirlo che se l’è portato nella tomba.
Stando alle considerazioni contenute in un vecchio dossier di Giannettini denominato «San Marco» e ai ricordi consegnato alla scrittrice Mary Pace, l’omicidio sarebbe maturato in un complesso scenario internazionale del quale lo stesso Feltrinelli sarebbe rimasto vittima in quanto ritenuto non più affidabile al pari di altri pericolosi testimoni - come alcuni esponenti della Raf/Baader-Meinhof - della «passata collaborazione fra la sinistra extraparlamentare europea e la Spd di Willy Brandt». Una collaborazione interessata a fomentare i movimenti di piazza, soffiare sul fuoco della contestazione nelle università e nelle scuole, rendere incandescente il clima politico italiano per permettere l’ascesa della componente estremistica del Psi così da stringere un’alleanza con i principali partiti socialisti del Vecchio Continente «al fine unico di spingere l’Europa occidentale nella sfera di influenza tedesca».
Rispetto a un possibile successo della linea filoatlantica di Fanfani e alle voci di un golpe imminente, Feltrinelli e i suoi - «messi in allarme dai Servizi tedeschi» - si sarebbero convinti a passare all’azione, creando basi per la guerriglia in un periodo in cui ben diciannove attentati scossero l’opinione pubblica. «Fu un’escalation in parallelo al rilancio della sinistra extraparlamentare e all’intensificazione dell’azione socialista estremista». Non un caso, per Giannettini (che cita l’Observer fra chi ipotizzò una regia socialista nell’«autunno caldo»).
L’editore rosso - ha raccontato sempre l’agente del Sid - aveva contatti diretti e indiretti col il principale servizio federale tedesco, Bnd, «guidato dal generale Gehlen fino al marzo 1968 e dal generale Wessel poi, che operava in funzione antisovietica anche con le formazioni extraparlamentari di sinistra». Par di capire che Feltrinelli, per un certo periodo, secondo Giannettini abbia fatto anche il doppio gioco con qualche capostazione Cia che attraverso canali tortuosi permise all’editore «di organizzare il trasferimento in Occidente del manoscritto del dottor Zhivago di Boris Pasternak organizzato con i buoni uffici dell’organizzazione russa anticomunista Nts (Narodnik Trudoy Solidaristov) sostenuta dal Bnd tedesco».
Tornando a Feltrinelli ed ai motivi della sua strana morte (dilaniato da un ordigno sotto un traliccio a Segrate) il funzionario dei vecchi Servizi italiani ha confidato: «Era diventato irrecuperabile per gli 007 della Bnd - scriveva nel dossier San Marco - poiché in contatto con organizzazioni arabe ed era considerato pericoloso e manipolabile poiché aveva lasciato indizi che avrebbero potuto collegarlo agli attentati del 1969», e quindi al filone tedesco. Calabresi avrebbe annusato la pista che - conclude Giannettini - sembrava ricollegare Feltrinelli addirittura a piazza Fontana quando in realtà era destinata a portare molto più lontano.

Coincidenze: Feltrinelli era entrato in clandestinità tre giorni prima della strage di piazza Fontana; la deposizione di un certo Fabi ai carabinieri parlava di una riunione di fedelissimi dell’editore in Liguria «per portare alcune borse cariche di esplosivo in alcune banche.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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